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Salute intestinale: disturbi tipici ed esami preventivi

Revisionato da: Elty~November 14, 2024
10 minuti
disturbi gastrointestinali

L'intestino è un organo fondamentale per il nostro benessere generale, poiché gioca un ruolo cruciale non solo nella digestione e nell'assorbimento dei nutrienti, ma anche nella regolazione del sistema immunitario e nel mantenimento dell'equilibrio psicofisico. Sebbene molte persone possano sperimentare disturbi intestinali nel corso della vita, la maggior parte di questi problemi può essere gestita efficacemente con le giuste attenzioni e cambiamenti nello stile di vita. 

I principali problemi intestinali includono disturbi funzionali, come la sindrome dell'intestino irritabile, infiammazioni croniche, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, e condizioni più comuni come la disbiosi e la diverticolosi. Prevenire questi problemi è possibile adottando abitudini alimentari sane, basate su una dieta ricca di fibre, probiotici e alimenti naturali, limitando il consumo di grassi saturi e zuccheri raffinati, e gestendo lo stress quotidiano. L'attività fisica regolare e l'idratazione adeguata sono altri elementi importanti per mantenere un intestino in salute. Con una buona prevenzione, è possibile ridurre significativamente il rischio di sviluppare patologie intestinali e promuovere un benessere duraturo, favorendo una qualità di vita ottimale.

L’importanza della salute dell’intestino

La salute dell'intestino è cruciale per il benessere generale dell'organismo, poiché questo organo svolge un ruolo fondamentale nella digestione, nell'assorbimento dei nutrienti e nella regolazione del sistema immunitario. 

Negli ultimi anni, la teoria dell'intestino come "secondo cervello" ha suscitato un crescente interesse nella comunità scientifica e tra il pubblico. Questa teoria si basa sull'idea che l'intestino sia molto più di un semplice organo digestivo e che sia strettamente connesso al sistema nervoso centrale, influenzando direttamente il nostro umore, il comportamento e la salute mentale. Questa connessione tra intestino e cervello avviene attraverso il sistema nervoso enterico, una rete complessa di neuroni che si trova lungo l'intero tratto gastrointestinale, e attraverso l'asse intestino-cervello, che comprende vie nervose, ormonali e immunitarie.

L'intestino contiene circa 100 milioni di neuroni, una quantità talmente vasta da essere paragonabile a quella del midollo spinale. Questo sistema nervoso enterico è in grado di funzionare in maniera autonoma, regolando processi digestivi come la peristalsi e la secrezione di enzimi. Tuttavia, la connessione più interessante tra cervello e intestino avviene attraverso il nervo vago, che rappresenta la principale via di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e l'apparato gastrointestinale. Grazie a questo collegamento, i segnali dallo stato dell'intestino possono raggiungere il cervello, influenzando l'umore e persino lo sviluppo di condizioni neurologiche.

Il ruolo del microbiota intestinale è centrale nella teoria dell'intestino come secondo cervello. Il microbiota è costituito da trilioni di batteri che popolano l'intestino e che partecipano attivamente alla produzione di neurotrasmettitori come la serotonina, nota come il "neurotrasmettitore del benessere". Circa il 90% della serotonina totale del corpo viene prodotto a livello intestinale, suggerendo che il benessere intestinale abbia un impatto significativo sul nostro stato d'animo. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che la disbiosi intestinale, ovvero l'alterazione dell'equilibrio del microbiota, è associata a condizioni come depressione, ansia e disturbi dello spettro autistico.

L'intestino può quindi essere considerato un vero e proprio "cervello enterico", in grado di influenzare profondamente la nostra salute mentale e fisica. Le ricerche suggeriscono che il mantenimento di un microbiota sano, attraverso una dieta equilibrata ricca di fibre, probiotici e prebiotici, sia fondamentale per il benessere sia intestinale che psicologico. Alcuni studi stanno anche esplorando l'efficacia di interventi nutrizionali e probiotici nel trattamento dei disturbi dell'umore, evidenziando come l'intestino possa rappresentare una nuova frontiera nella gestione della salute mentale.

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Quali sono i principali problemi intestinali

I problemi intestinali possono essere di natura funzionale o organica e possono colpire diverse parti dell'apparato gastrointestinale, causando sintomi che vanno dal dolore addominale alla diarrea cronica. Senza la pretesa di una trattazione esaustiva, si ricordano di seguito i principali. 

Disbiosi intestinale

La disbiosi intestinale è una condizione caratterizzata da un'alterazione dell'equilibrio del microbiota intestinale, l'insieme di batteri, funghi e altri microrganismi che popolano l'intestino. Questo equilibrio è essenziale per il corretto funzionamento del sistema digestivo, immunitario e per il mantenimento del benessere generale, ma può essere turbato anche da elementi passeggeri come virus influenzali. In questo senso, i malesseri stagionali possono causare tipicamente mal di pancia nei bambini e non solo. 

La disbiosi può essere causata da fattori come l'uso prolungato di antibiotici, una dieta povera di fibre e ricca di zuccheri e grassi saturi, lo stress cronico, e infezioni gastrointestinali. Quando il microbiota intestinale perde la sua diversità e predominano specie patogene, possono manifestarsi sintomi come gonfiore, diarrea, stitichezza, e dolori addominali. 

Inoltre, la disbiosi è stata collegata a diverse condizioni sistemiche, tra cui obesità, diabete, malattie infiammatorie intestinali, e disturbi dell'umore come ansia e depressione. Il trattamento della disbiosi si basa principalmente su interventi dietetici, come l'incremento del consumo di fibre e alimenti fermentati, e l'uso di probiotici e prebiotici per favorire la crescita di batteri benefici. 

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) 

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è uno dei disturbi gastrointestinali funzionali più comuni e si caratterizza per una combinazione di sintomi come dolore addominale, gonfiore, e alterazioni del transito intestinale, che possono includere diarrea, stitichezza o un'alternanza di entrambe. Le cause dell'IBS non sono completamente note, ma si ritiene che siano coinvolti fattori come disbiosi intestinale, ipersensibilità viscerale, alterazioni della motilità intestinale e stress.

 La gestione dell'IBS prevede un approccio multimodale che include cambiamenti dietetici, come la dieta a basso contenuto di FODMAPs, e l'uso di farmaci antispastici, probiotici e terapie psicologiche.

Malattia Infiammatoria Intestinale (IBD)

La malattia infiammatoria intestinale (IBD) è un termine che raggruppa patologie croniche infiammatorie dell'intestino, principalmente il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Il morbo di Crohn può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all'ano, ed è caratterizzato da infiammazione transmurale, che può causare complicanze come stenosi, fistole e ascessi. La colite ulcerosa, invece, colpisce esclusivamente il colon e il retto e l'infiammazione è limitata alla mucosa. I sintomi dell'IBD includono dolore addominale, diarrea spesso con presenza di sangue, perdita di peso, e stanchezza cronica. La diagnosi si basa su esami endoscopici, biopsie, e tecniche di imaging come la risonanza magnetica. Il trattamento dell'IBD mira a ridurre l'infiammazione e prevenire le ricadute, attraverso l'uso di farmaci immunosoppressori, biologici e corticosteroidi.

Celiachia

La celiachia è una malattia autoimmune scatenata dall'ingestione di glutine, una proteina presente in grano, orzo e segale. Nei soggetti celiaci, il glutine provoca una reazione immunitaria che danneggia la mucosa dell'intestino tenue, portando all'atrofia dei villi intestinali e a un ridotto assorbimento dei nutrienti. I sintomi possono variare da diarrea cronica, dolore addominale, e perdita di peso, a manifestazioni extraintestinali come anemia, osteoporosi e disturbi neurologici. La diagnosi di celiachia si basa su test sierologici specifici, come la ricerca degli anticorpi anti-transglutaminasi, e la conferma tramite biopsia intestinale. L'unico trattamento disponibile è una rigorosa dieta priva di glutine per tutta la vita.

Diverticolosi e Diverticolite

La diverticolosi è una condizione caratterizzata dalla presenza di piccoli sacchetti, chiamati diverticoli, che si formano nelle pareti dell'intestino, principalmente nel colon. La maggior parte delle persone con diverticolosi è asintomatica, ma in alcuni casi i diverticoli possono infiammarsi, causando diverticolite. I sintomi della diverticolite includono dolore addominale localizzato, febbre, e alterazioni dell'alvo. Le cause della formazione dei diverticoli sono associate a una dieta povera di fibre, che aumenta la pressione intraluminale nel colon. La diagnosi viene solitamente effettuata tramite TAC addominale, e il trattamento della diverticolite prevede l'uso di antibiotici, una dieta a basso residuo e, nei casi più gravi, l'intervento chirurgico.

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Intolleranza al lattosio

L'intolleranza al lattosio è l'incapacità di digerire il lattosio, uno zucchero presente nel latte e nei suoi derivati, a causa della carenza dell'enzima lattasi. Questa condizione causa sintomi come gonfiore, crampi addominali, diarrea e flatulenza dopo il consumo di latticini. La diagnosi si basa spesso su test come il breath test al lattosio, che misura l'idrogeno nell'aria espirata dopo l'ingestione di lattosio. Il trattamento consiste nella riduzione o eliminazione del lattosio dalla dieta e nell'utilizzo di enzimi sostitutivi per migliorare la tolleranza.

Infezioni Intestinali

Le infezioni intestinali possono essere causate da batteri (come Escherichia coli, Salmonella), virus (come il norovirus) o parassiti (come Giardia lamblia). I sintomi includono diarrea acuta, crampi addominali, nausea e febbre. La diagnosi viene effettuata attraverso esami delle feci per identificare l'agente patogeno. Il trattamento dipende dalla causa dell'infezione e può includere antibiotici, farmaci antiparassitari e misure di supporto come l'idratazione per prevenire la disidratazione.

Aderenze addominali

Le aderenze addominali sono bande di tessuto cicatriziale che si formano tra le anse intestinali o tra l'intestino e altri organi, spesso a seguito di interventi chirurgici o infiammazioni peritoneali. Le aderenze possono causare dolore cronico e, in alcuni casi, ostruzione intestinale. La diagnosi delle aderenze non è semplice, poiché non sono visibili tramite ecografia o TAC, e spesso viene confermata solo tramite laparoscopia. Il trattamento delle aderenze severe può richiedere un intervento chirurgico per rimuovere il tessuto cicatriziale.

Esami diagnostici per l’intestino

La diagnosi delle patologie intestinali si basa su un'attenta valutazione clinica, integrata da una serie di esami diagnostici specifici. Tra i principali esami utilizzati per valutare la salute dell'intestino vi sono:

  • ecografia addominale, un esame di primo livello, utile per valutare la presenza di alterazioni delle anse intestinali, dilatazioni, ispessimenti parietali e la presenza di liquido libero. Sebbene non possa sostituire esami più specifici come la colonscopia, può fornire indicazioni utili su eventuali problematiche intestinali; 

  • colonscopia, è l'esame diagnostico di riferimento per esplorare l'interno del colon e del retto. Consente di visualizzare direttamente la mucosa intestinale, identificare polipi, lesioni infiammatorie o neoplastiche, e prelevare campioni bioptici per ulteriori analisi. È particolarmente indicata per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche, tumori e per la prevenzione del cancro del colon-retto; 

  • endoscopia capsulare, questo esame prevede l'uso di una piccola capsula contenente una telecamera che il paziente ingerisce. La capsula attraversa il tratto gastrointestinale scattando immagini che vengono registrate per valutare la mucosa intestinale, soprattutto l'intestino tenue, che è difficile da esaminare con altri metodi. È utile per la diagnosi di patologie come il morbo di Crohn e altre malattie dell'intestino tenue; 

  • TAC addominale e Entero-TC, la tomografia computerizzata (TAC) dell'addome può essere utilizzata per visualizzare il tratto intestinale e le strutture circostanti, identificando eventuali complicanze come ascessi, fistole o ostruzioni. L'entero-TC è una variante specifica per lo studio dell'intestino tenue, particolarmente utile nella valutazione del morbo di Crohn; 

  • risonanza magnetica (RM), un esame non invasivo che consente di ottenere immagini dettagliate dell'intestino, senza l'uso di radiazioni ionizzanti. L'enterografia con risonanza magnetica è utilizzata soprattutto per studiare l'intestino tenue e monitorare i pazienti con malattia infiammatoria cronica, offrendo informazioni sulla presenza di infiammazioni, stenosi o complicanze. 

Gli esami ematici possono rilevare segni indiretti di patologie intestinali, come anemia (indicativa di sanguinamento intestinale), aumento della proteina C-reattiva (CRP) o della velocità di eritrosedimentazione (VES), che suggeriscono infiammazione. Gli esami delle feci, come la ricerca di sangue occulto, l'analisi della calprotectina fecale e l'esame microbiologico, sono fondamentali per rilevare infiammazioni, infezioni o neoplasie.

Esame per vedere aderenze addominali

Le aderenze addominali sono bande di tessuto fibroso che si formano tra gli organi e le strutture interne, spesso a seguito di interventi chirurgici, infezioni o infiammazioni. La presenza di aderenze può causare dolore cronico e ostruzione intestinale. 

La diagnosi delle aderenze addominali è complessa poiché non sono facilmente visibili con i metodi di imaging tradizionali come l'ecografia o la TAC: in questo senso l'enterografia con risonanza magnetica (RM) può fornire alcune indicazioni sulla presenza di aderenze, specialmente in pazienti con sintomi di ostruzione intestinale. Tuttavia, l'esplorazione laparoscopica è considerata il metodo più accurato per confermare la presenza di aderenze: sebbene si tratti di una procedura minimamente invasiva, viene spesso suggerita in quanto consente di visualizzare direttamente la cavità addominale e le strutture coinvolte, permettendo sia la diagnosi che il trattamento delle aderenze in un unico intervento.

FAQ

Perché ho sempre mal di pancia?

Il mal di pancia cronico è un sintomo che può avere molteplici cause e non dovrebbe essere sottovalutato. Tra le ragioni più comuni vi sono disturbi funzionali come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS), caratterizzata da dolore addominale ricorrente associato a cambiamenti nella motilità intestinale, come diarrea o stitichezza. Altre possibili cause includono la disbiosi intestinale, l'intolleranza alimentare (come l'intolleranza al lattosio o al glutine), la gastrite o le infezioni gastrointestinali. Anche condizioni infiammatorie croniche, come la malattia di Crohn o la colite ulcerosa, possono causare dolore addominale persistente. Stress e ansia possono amplificare la percezione del dolore, poiché influenzano l'asse intestino-cervello. È importante consultare un medico per una valutazione accurata e per eseguire eventuali esami diagnostici, al fine di individuare la causa sottostante e ricevere un trattamento adeguato.

Esami per infiammazione intestino

Per diagnosticare un'infiammazione intestinale, è possibile ricorrere a diversi esami diagnostici che consentono di identificare la causa del problema e valutare l'entità dell'infiammazione. Tra gli esami di laboratorio, il dosaggio della calprotectina fecale è uno dei test più utilizzati per rilevare la presenza di infiammazione a livello intestinale. Un valore elevato di calprotectina indica solitamente un processo infiammatorio in corso. Gli esami del sangue possono evidenziare marker infiammatori come la proteina C-reattiva (CRP) e la velocità di eritrosedimentazione (VES), che suggeriscono uno stato infiammatorio sistemico. Per una valutazione più approfondita, è possibile eseguire una colonscopia, che consente di visualizzare direttamente l'interno del colon e prelevare campioni bioptici per confermare la diagnosi. In alcuni casi, anche la risonanza magnetica enterografica può essere utilizzata per valutare l'infiammazione nell'intestino tenue e nel colon, soprattutto per patologie come il morbo di Crohn.

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