GuideEsami di laboratorio Cos'è l'ipertiroidismo e con quale esame si scopre di averlo

Cos'è l'ipertiroidismo e con quale esame si scopre di averlo

~February 17, 2025
9 minuti
ipertiroidismo

Il cuore che batte in maniera accellerata, sudare anche quando tutti intorno hanno freddo o di perdere peso senza motivo apparente. Questi segnali potrebbero sembrare sintomi isolati, magari legati allo stress o a un’alimentazione sbilanciata, ma in realtà potrebbero nascondere qualcosa di più complesso: l’ipertiroidismo. Questa condizione si verifica quando la tiroide – una piccola ghiandola a forma di farfalla situata alla base del collo – inizia a produrre troppi ormoni, accelerando il metabolismo e mandando in tilt il vostro corpo. Ma come si può scoprire di avere l’ipertiroidismo?

La risposta sta nel dosaggio del TSH (ormone tireostimolante), un semplice esame del sangue capace di fornire informazioni essenziali sulla salute della tiroide. Un livello di TSH basso è spesso il primo campanello d’allarme, indicando che qualcosa non va. Questo esame, insieme alla misurazione degli ormoni T3 e T4, permette di confermare la diagnosi e di indagare le cause dell’iperattività tiroidea. Un piccolo prelievo di sangue, dunque, può fare la differenza, aiutando a individuare precocemente una patologia che, se trascurata, può compromettere la qualità della vita.

Ipertiroidismo, cosa è?

L’ipertiroidismo è una condizione clinica caratterizzata da un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei da parte della ghiandola tiroide. Questi ormoni – tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) – regolano numerosi processi metabolici del corpo umano, influendo su funzioni vitali come il ritmo cardiaco, la temperatura corporea e il metabolismo energetico. Quando i livelli di T3 e T4 sono troppo elevati, l’organismo accelera le sue funzioni, causando sintomi quali perdita di peso non intenzionale, tachicardia, nervosismo, sudorazione eccessiva, intolleranza al caldo, tremori, insonnia e debolezza muscolare. Se non trattato, l’ipertiroidismo può avere conseguenze gravi, come aritmie cardiache, crisi tireotossica e osteoporosi.

L’ipertiroidismo è l’opposto dell’ipotiroidismo, una condizione in cui la tiroide produce una quantità insufficiente di ormoni tiroidei. Mentre l’ipertiroidismo porta a un’accelerazione del metabolismo, l’ipotiroidismo provoca un rallentamento delle funzioni metaboliche, causando sintomi quali aumento di peso, affaticamento, depressione, intolleranza al freddo e bradicardia. La differenza sostanziale risiede dunque nella funzione tiroidea: iperattiva nell’ipertiroidismo, ipoattiva nell’ipotiroidismo.

L’ipertiroidismo può essere classificato in primario e secondario, a seconda della causa scatenante.

  • Ipertiroidismo primario: la causa risiede direttamente nella tiroide. Il Morbo di Basedow-Graves è la forma più comune di ipertiroidismo primario ed è di origine autoimmune. Altre cause includono il gozzo nodulare tossico e l’adenoma tossico, patologie in cui uno o più noduli tiroidei producono quantità eccessive di ormoni. Anche la tiroidite subacuta, un’infiammazione della tiroide spesso associata a infezioni virali, può provocare un rilascio temporaneo di ormoni tiroidei in eccesso.

  • Ipertiroidismo secondario: meno frequente, è causato da un’eccessiva stimolazione della tiroide da parte dell’ormone TSH (ormone tireostimolante), prodotto dall’ipofisi. Ciò può avvenire in presenza di adenomi ipofisari secernenti TSH o in rari casi di resistenza ipofisaria agli ormoni tiroidei.

Ipertiroidismo sintomi

Tra i sintomi dell’ipertiroidismo più comuni, si riscontrano:

  • disturbi cardiovascolari come tachicardia, palpitazioni e aumento della pressione arteriosa. Il paziente può anche sviluppare aritmie, in particolare la fibrillazione atriale, soprattutto nei soggetti più anziani; 

  • disturbi neuromuscolari, come tremori alle mani, debolezza muscolare e affaticamento cronico. Sul piano metabolico, si osserva una perdita di peso involontaria, spesso accompagnata da aumento dell’appetito e intolleranza al caldo. Frequenti sono anche la sudorazione eccessiva, la pelle calda e umida e l’aumento della motilità intestinale, con episodi di diarrea o feci molli.

A livello psicologico e neurologico, l’ipertiroidismo può causare nervosismo, irritabilità, ansia, insonnia e, nei casi più severi, labilità emotiva o depressione. Il paziente può avvertire una persistente sensazione di agitazione e difficoltà a concentrarsi, con conseguente riduzione delle performance lavorative e delle relazioni sociali.

Nei casi più avanzati, l’oftalmopatia di Graves, caratteristica del Morbo di Basedow, può provocare esoftalmo (protrusione del bulbo oculare), irritazione oculare, fotofobia e visione doppia.

È opportuno sottolineare come, in alcune persone,  i sintomi dell’ipertiroidismo possono essere atipici o non immediatamente riconducibili alla patologia. Per esempio, l’ipertiroidismo apatico, più frequente negli anziani, si presenta con sintomi meno evidenti, come apatia, debolezza muscolare e stanchezza, piuttosto che con i classici segni di iperattività metabolica. 

Nei casi più gravi, può insorgere la crisi tireotossica, una complicanza rara ma potenzialmente letale, caratterizzata da febbre alta, tachicardia severa, confusione mentale e insufficienza multiorgano.

Ipertiroidismo sintomi nelle donne

Le donne sono più frequentemente colpite dall’ipertiroidismo rispetto agli uomini, con un’incidenza maggiore in età fertile o in menopausa. I sintomi possono essere particolarmente evidenti a livello ginecologico e riproduttivo, influendo sul ciclo mestruale e sulla fertilità. 

È comune l’oligomenorrea (riduzione della frequenza delle mestruazioni) o l’amenorrea (assenza del ciclo mestruale), talvolta accompagnata da flussi mestruali più scarsi. Questo squilibrio ormonale può ridurre le probabilità di concepimento, aumentando anche il rischio di aborti spontanei nelle prime fasi della gravidanza.

Durante la menopausa, l’ipertiroidismo può peggiorare alcuni sintomi già presenti, come le vampate di calore e l’instabilità emotiva, rendendo più difficile distinguere i segni della disfunzione tiroidea da quelli della fase climaterica. 

La perdita di massa ossea, causata dall’aumento del metabolismo osseo, rappresenta un rischio importante per le donne, soprattutto dopo i 50 anni, con un incremento del rischio di osteoporosi e fratture. Anche il diradamento dei capelli e la fragilità delle unghie sono manifestazioni comuni.

Ipertiroidismo e gravidanza: cosa sapere 

L’ipertiroidismo in gravidanza è una condizione relativamente rara, ma potenzialmente pericolosa sia per la madre che per il feto se non adeguatamente trattata. La forma più comune è il Morbo di Basedow-Graves, che rappresenta circa l’85% dei casi di ipertiroidismo gestazionale. I sintomi possono sovrapporsi a quelli fisiologici della gravidanza, come affaticamento, tachicardia e intolleranza al caldo, rendendo più difficile la diagnosi. Tuttavia, segnali come perdita di peso, palpitazioni persistenti, tremori e riduzione della crescita fetale devono allertare il medico. L’ipertiroidismo non trattato può comportare rischi significativi, tra cui aborto spontaneo, parto prematuro, pre-eclampsia e basso peso alla nascita. Per il feto, l’esposizione a livelli elevati di ormoni tiroidei può provocare ipertiroidismo neonatale transitorio o ritardi nello sviluppo.

Esami per ipertiroidismo

La diagnosi di ipertiroidismo si basa su una combinazione di esami di laboratorio e indagini strumentali, fondamentali per confermare il sospetto clinico, individuare la causa sottostante e monitorare l’efficacia del trattamento. 

Il primo passo nella diagnosi di ipertiroidismo consiste nel dosaggio degli ormoni tiroidei nel sangue. Gli esami più importanti includono:

  • TSH (ormone tireostimolante):, è l’esame più sensibile per rilevare anomalie della funzione tiroidea. In presenza di ipertiroidismo, i livelli di TSH sono generalmente soppressi (< 0,01 mIU/L), poiché l’elevata concentrazione di ormoni tiroidei inibisce la secrezione di TSH da parte dell’ipofisi.

  • FT3 (triiodotironina libera) e FT4 (tiroxina libera), due ormoni che sono quasi sempre alternati in caso di ipertiroidismo. Un aumento isolato di FT3 rispetto a FT4 può indicare un ipertiroidismo T3-tossico, una forma meno comune ma clinicamente significativa.

In alcuni casi, si eseguono esami aggiuntivi per identificare l’eziologia dell’ipertiroidismo:

  • Anticorpi antirecettore del TSH (TRAb): utili per la diagnosi del Morbo di Basedow-Graves, questi anticorpi stimolano la tiroide a produrre ormoni in eccesso.

  • Anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e anticorpi anti-tireoglobulina (anti-Tg): presenti nelle tiroiditi autoimmuni, possono essere utili per distinguere le diverse cause di ipertiroidismo.

  • Dosaggio della calcitonina: indicato in caso di sospetto carcinoma midollare della tiroide.

Accanto agli esami di laboratorio, l’imaging gioca un ruolo cruciale nella diagnosi differenziale e nella valutazione strutturale della tiroide.

  • Ecografia tiroidea: è la tecnica di imaging di prima scelta per valutare le dimensioni e la struttura della tiroide. Permette di identificare noduli tiroidei, cisti e segni di tiroidite. L’ecografia con Doppler valuta il flusso sanguigno nella ghiandola, utile per distinguere l’ipertiroidismo di origine autoimmune dal gozzo nodulare tossico.

  • Scintigrafia tiroidea: utilizza un radioisotopo (iodio-123 o tecnezio-99m) per misurare la capacità della tiroide di captare iodio. Questo esame è fondamentale per distinguere tra Morbo di Basedow, caratterizzato da una captazione diffusa e aumentata, e noduli funzionanti autonomi, in cui la captazione è focale. Nella tiroidite subacuta, la captazione è invece ridotta o assente.

  • TC e RMN: sono raramente utilizzate nella valutazione iniziale dell’ipertiroidismo, ma possono essere necessarie per esaminare patologie ipofisarie (come gli adenomi secernenti TSH) o valutare estensioni retrosternali di un gozzo voluminoso.

Ipertiroidismo con valori tsh

In condizioni di ipertiroidismo, i livelli di TSH sono generalmente soppressi a causa del meccanismo di feedback negativo indotto dall’eccesso di T3 e T4. Un valore di TSH basso o non rilevabile è spesso il primo segnale di un disturbo ipertiroideo, anche quando i livelli di T3 e T4 sono ancora nella norma (ipertiroidismo subclinico).

  • Normale (Eutiroidismo)

    • Valore di TSH: 0,4 – 4,0 mIU/L

    • Interpretazione: Funzione tiroidea normale

  • Ipertiroidismo Subclinico

    • Valore di TSH: < 0,4 mIU/L (con T3 e T4 nella norma)

    • Interpretazione: TSH basso, ma ormoni tiroidei ancora normali

  • Ipertiroidismo Conclamato

    • Valore di TSH: < 0,01 mIU/L (con T3 e/o T4 elevati)

    • Interpretazione: TSH non rilevabile, livelli elevati di ormoni tiroidei

Nell’ipertiroidismo conclamato, il valore di TSH scende spesso sotto 0,01 mIU/L, mentre i livelli di FT3 e FT4 risultano elevati. Il TSH soppressissimo è un segno caratteristico di condizioni come il Morbo di Basedow-Graves, il gozzo multinodulare tossico o l’adenoma tossico. È importante eseguire una valutazione regolare dei livelli di TSH per monitorare la progressione della patologia e l’efficacia del trattamento, specialmente nei pazienti in terapia con farmaci antitiroidei o iodio radioattivo.

Rimedi contro l’ipertiroidismo

Il trattamento dell’ipertiroidismo ha l’obiettivo di ridurre la produzione eccessiva di ormoni tiroidei, alleviare i sintomi e prevenire le complicanze. La scelta terapeutica dipende dalla causa dell’ipertiroidismo, dall’età del paziente, dalla presenza di patologie concomitanti e dalla gravità del quadro clinico. Le opzioni terapeutiche comprendono farmaci antitiroidei, terapia con iodio radioattivo e chirurgia, ognuna delle quali presenta specifiche indicazioni, vantaggi e rischi.

In attesa che i trattamenti definitivi agiscano, è spesso necessaria una terapia sintomatica per controllare i sintomi più invalidanti. I beta-bloccanti, come il propranololo, sono utili per ridurre la tachicardia, i tremori e l’ansia, migliorando la qualità di vita del paziente.

La gestione dell’ipertiroidismo richiede un approccio personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche individuali del paziente e delle specifiche esigenze terapeutiche. Monitorare regolarmente la funzione tiroidea è essenziale per garantire l’efficacia del trattamento e prevenire complicanze a lungo termine. Con un trattamento adeguato, la maggior parte dei pazienti riesce a raggiungere un controllo stabile della malattia e a condurre una vita normale.

Ipertiroidismo e alimentazione

L’alimentazione in caso di ipertiroidismo ha un ruolo importante nel supportare il benessere del paziente, aiutando a contrastare alcuni effetti della patologia. Anche se non rappresenta una cura, una dieta bilanciata può ridurre i rischi legati a perdita di peso, riduzione della massa muscolare e carenze nutrizionali, comuni a causa dell’aumento del metabolismo. È fondamentale garantire un apporto calorico adeguato, privilegiando cibi ricchi di proteine di alta qualità – come carne magra, pesce, uova e legumi – e carboidrati complessi provenienti da cereali integrali, utili per mantenere l’energia e la massa muscolare.

Per proteggere la salute delle ossa, spesso compromessa dall’ipertiroidismo, è consigliato consumare alimenti ricchi di calcio e vitamina D, come latticini, verdure a foglia verde e pesce azzurro. Allo stesso tempo, è importante controllare l’assunzione di iodio, poiché un eccesso può stimolare ulteriormente la tiroide. Tra gli alimenti da limitare ci sono alghe, frutti di mare e sale iodato.

Al contrario, alcune verdure della famiglia delle crucifere – come broccoli, cavoli e cavolfiori – possono essere utili, poiché i loro composti naturali riducono l’assorbimento di iodio da parte della tiroide, a patto che vengano consumate crude.
Un’adeguata idratazione è essenziale per il benessere generale, così come la riduzione di bevande eccitanti (caffè, tè e alcolici), che possono accentuare sintomi come ansia e tachicardia.

Infine, prima di modificare la dieta, è indispensabile consultare un medico o un nutrizionista specializzato, che possa fornire indicazioni personalizzate e sicure in base alle necessità specifiche del paziente.

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AutoreElty

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