ADHD: cos’è, sintomi, diagnosi e cure del disturbo da deficit di attenzione e iperattività

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD, dall'inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder) rappresenta uno dei disturbi neurocomportamentali più comuni dell'età evolutiva, con implicazioni significative che si estendono spesso all'età adulta. Secondo le stime più recenti, questa condizione interessa circa il 5% dei bambini e il 2,5% negli adulti, configurandosi come una problematica clinica di rilevante importanza per la sanità pubblica.
Che cosa è la ADHD?
L'ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla presenza di un modello persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività che interferisce con lo sviluppo e con il funzionamento della persona. Si tratta di una condizione cerebrale presente dalla nascita o che si sviluppa subito dopo, con una forte componente neurobiologica che distingue questo disturbo da semplici problematiche comportamentali o educative.
Le neuroscienze moderne hanno identificato difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale del cervello, responsabile di processi cognitivi primari come la pianificazione e l'organizzazione dei comportamenti, l'attenzione e il controllo inibitorio. Questi deficit strutturali possono interessare anche la regione cerebrale che regola le emozioni (sistema limbico) e le aree che controllano la comunicazione neuronale intracerebrale.
Dal punto di vista neurotrasmettitoriale, la ricerca indica che probabilmente l'ADHD è causato da alterazioni dei neurotrasmettitori (sostanze che trasmettono gli impulsi nervosi al cervello), con particolare coinvolgimento dei sistemi dopaminergici e noradrenergici. La ricerca indica che anomalie nei livelli di dopamina e noradrenalina nel cervello possono contribuire ai sintomi dell'ADHD, influenzando la regolazione dell'attenzione, della motivazione e del controllo degli impulsi.
ADHD sintomi
I sintomi dell'ADHD si manifesta attraverso tre domini principali: disattenzione, iperattività e impulsività. I principali disturbi (sintomi) legati al deficit di attenzione e iperattività (ADHD) sono rappresentati da disattenzione, iperattività e impulsività. Le caratteristiche dei sintomi possono variare da persona a persona e cambiare in base all'età.
Sintomi di disattenzione
I sintomi relativi alla disattenzione includono:
Difficoltà nel mantenere l'attenzione su compiti che richiedono uno sforzo mentale prolungato
Tendenza a distrarsi facilmente da stimoli esterni irrilevanti
Difficoltà nell'organizzazione delle attività e nella gestione del tempo
Tendenza a evitare compiti che richiedono attenzione sostenuta
Frequente perdita di oggetti necessari per le attività
Difficoltà a seguire le istruzioni e a portare a termine i compiti
Apparente disattenzione quando si parla direttamente al soggetto
Sintomi di iperattività
Le manifestazioni iperattive comprendono:
Agitazione motoria eccessiva, incapacità di rimanere seduti
Difficoltà a rimanere fermi quando richiesto dalla situazione
Eccessiva loquacità
Sensazione soggettiva di irrequietezza interna
Tendenza a muoversi costantemente, anche in situazioni inappropriate
Sintomi di impulsività
L'impulsività si manifesta attraverso:
Difficoltà nell'attendere il proprio turno
Tendenza a interrompere le conversazioni o le attività altrui
Risposte affrettate prima che le domande siano completate
Difficoltà nel controllo degli impulsi emotivi e comportamentali
Assunzione di rischi senza valutazione delle conseguenze
È importante sottolineare che negli adulti, i sintomi sono gli stessi dei bambini e degli adolescenti ma la loro manifestazione può essere diversa. Infatti, in età adulta prevalgono i sintomi da inattenzione che, con l'aumento degli impegni della vita adulta, possono aumentare le criticità.
Sindrome iperattività ADHD
La sindrome da iperattività rappresenta una delle manifestazioni più evidenti dell'ADHD, caratterizzata da disattenzione, iperattività e impulsività, più evidenti rispetto a quanto atteso per un bambino in epoca prescolare di pari sviluppo.
Tipologie di ADHD
Secondo i criteri diagnostici attuali, si distinguono tre presentazioni principali:
ADHD con disattenzione predominante: caratterizzato principalmente da difficoltà attentive, disorganizzazione e problemi nella memoria di lavoro
ADHD con iperattività/impulsività predominanti: dominato da irrequietezza motoria, agitazione e difficoltà nel controllo degli impulsi
ADHD di tipo combinato: presenta sia sintomi significativi di disattenzione che di iperattività-impulsività
A seconda che prevalga uno di tali caratteri, è possibile distinguere tre varianti del disturbo: Inattentiva... Forma combinata.
Evoluzione nel tempo
L'ADHD consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e dell'adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d'età. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che per lungo tempo, l'ADHD era considerato un disturbo esclusivamente caratteristico dell'infanzia/adolescenza, ma l'evidenza scientifica ha invece dimostrato che tende a persistere per tutta la vita fino all'85% dei casi.
Nel corso dell'età adulta, gli individui che soffrono di ADHD e hanno caratteristiche di iperattività o irrequietezza tendono a mostrare tratti meno evidenti, come ad esempio irrequietezza interna, tensione, agitazione o nervosismo durante l'adolescenza e soprattutto durante l'età adulta.
ADHD test
La diagnosi di ADHD è un processo complesso che richiede una valutazione multidimensionale condotta da professionisti specializzati. Nel bambino, il medico specialista in neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza è competente per l'accertamento (diagnosi) di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Criteri diagnostici
La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) indica che l'accertamento dell'ADHD può essere considerato quando i disturbi (sintomi) perdurano nel tempo, sono presenti in più contesti di vita e sono comparsi prima dei 12 anni di età.
Strumenti diagnostici
La valutazione diagnostica comprende:
Anamnesi dettagliata: raccolta di informazioni sulla storia evolutiva, familiare e clinica
Osservazione clinica: valutazione diretta del comportamento in setting strutturati
Questionari standardizzati: compilati da genitori, insegnanti e, quando appropriato, dal paziente stesso
Test neuropsicologici: per valutare funzioni esecutive, attenzione e altre capacità cognitive
Valutazione medica: per escludere altre condizioni che potrebbero spiegare i sintomi
Non è disponibile alcun esame di laboratorio per il disturbo da deficit dell'attenzione/iperattività. La compilazione dei questionari sui vari aspetti comportamentali e dello sviluppo può aiutare il medico a formulare una diagnosi.
Diagnosi differenziale
È fondamentale distinguere l'ADHD da altre condizioni che possono presentare sintomatologia simile:
Disturbi dell'apprendimento
Disturbi dell'umore (depressione, disturbo bipolare)
Disturbi d'ansia
Disturbi dello spettro autistico
Disturbi del sonno
Effetti di farmaci o sostanze
Il medico deve escludere la presenza di altre malattie, situazioni o eventi che possono causare comportamenti temporanei e potenzialmente trattabili che mimano i sintomi dell'ADHD.
Diagnosi nell'adulto
L'adulto che ritiene di avere l'ADHD può rivolgersi al medico di famiglia per essere indirizzato da un medico specialista in psichiatria per un approfondimento mirato. Per diagnosticare l'ADHD negli adulti, i medici chiedono di rispondere a dei questionari, ma potrebbero aver bisogno anche di consultare i registri scolastici per confermare un pattern di disattenzione o impulsività.
ADHD come si cura
Il trattamento dell'ADHD richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato, che integra interventi farmacologici e non farmacologici. Il trattamento dell'ADHD si basa su un approccio multidisciplinare che combina terapie comportamentali e farmacologiche.
Terapie non farmacologiche
Gli interventi psicosociali rappresentano spesso la prima linea di trattamento, particolarmente nei bambini in età prescolare. Bambini in età prescolare: il trattamento iniziale prevede la terapia comportamentali. I farmaci possono essere presi in considerazione se la risposta agli interventi comportamentali è inadeguata o se i sintomi sono da moderati a gravi.
Le terapie comportamentali comprendono:
Terapia cognitivo-comportamentale: per sviluppare strategie di autocontrollo e gestione dei sintomi
Parent training: formazione dei genitori per gestire efficacemente i comportamenti problematici
Interventi scolastici: modifiche ambientali e strategie educative specifiche
Training delle abilità sociali: per migliorare le competenze interpersonali
Tecniche di mindfulness: per migliorare l'attenzione e la regolazione emotiva
Terapie farmacologiche
I farmaci attualmente approvati per la terapia dell'ADHD sono molto efficaci nel ridurre i sintomi e si suddividono in due grandi categorie: farmaci "stimolanti" e "non stimolanti".
Farmaci stimolanti
Il metilfenidato rappresenta il farmaco di prima scelta per il trattamento dell'ADHD. Il metilfenidato è un farmaco stimolante del sistema nervoso centrale che aumenta i livelli di dopamina e, in parte, della noradrenalina. In questo modo, migliora l'attenzione, la concentrazione e riduce l'impulsività senza creare dipendenza farmacologica.
Il metilfenidato ha una elevata rapidità d'azione. In alcuni casi è possibile che i miglioramenti compaiono già dal primo giorno di somministrazione e dopo una settimana si osservano progressi significativi.
Farmaci non stimolanti
L'atomoxetina rappresenta la principale alternativa non stimolante per il trattamento dell'ADHD. L'atomoxetina agisce bloccando in modo selettivo il trasportatore della noradrenalina, aumentando così i livelli di questo neurotrasmettitore nel cervello. Pertanto, ha un effetto più selettivo, caratterizzato da un migliore profilo di sicurezza e un minore rischio di abuso e dipendenza rispetto ai "farmaci stimolanti".
Tuttavia, è importante notare che per quanto esista una variabilità individuale nel tempo di risposta al trattamento, generalmente l'effetto terapeutico di atomoxetina si manifesta appieno a partire dalla 4a settimana di trattamento.
Monitoraggio e sicurezza
Il trattamento farmacologico richiede un attento monitoraggio medico. Nel febbraio 2006, la US Food and Drug Administration ha raccomandato un black box warning che descriva i rischi cardiovascolari dei farmaci stimolanti utilizzati per il trattamento dell'ADHD.
Efficacia del trattamento
Secondo gli NIH americani, tra il 70 e l'80 per cento dei bambini rispondono positivamente ai trattamenti, migliorando la propria capacità di concentrazione, di resa nell'apprendimento, di rapporto con gli altri bambini e con gli insegnanti, di controllo dei propri comportamenti impulsivi.
Approccio integrato
I trattamenti cognitivo-comportamentali, unitamente alla somministrazione di stimolanti, sembrano essere i trattamenti elettivi. L'efficacia ottimale si ottiene combinando interventi farmacologici e non farmacologici, personalizzando l'approccio in base alle specifiche esigenze del paziente.
FAQ
Con ADHD si nasce o si diventa?
L'ADHD ha una base genetica significativa, indicando che si tratta di una condizione con cui generalmente si nasce. Numerosi studi suggeriscono che l'ADHD abbia una forte base genetica. Si stima che il rischio di sviluppare il disturbo sia significativamente maggiore nei familiari di primo grado di persone con ADHD, con un'ereditabilità che si aggira tra il 70% e il 80%.
La ADHD è curabile?
L'ADHD è una condizione gestibile, anche se non esiste una "cura" definitiva nel senso tradizionale del termine. Il trattamento mira a controllare i sintomi e migliorare il funzionamento globale della persona.
I farmaci per l'ADHD, sia gli stimolanti come il metilfenidato e le anfetamine, sia i non stimolanti come l'atomoxetina e la guanfacina, sono estremamente efficaci nel ridurre i sintomi più compromettenti e invalidanti del disturbo.
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