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Varicella: cos'è, sintomi, contagio e cure

~April 23, 2025
8 minuti
varicella

La varicella, una malattia che segna l'infanzia di molti con il suo caratteristico esantema "a cielo stellato", rappresenta uno dei più antichi compagni di viaggio dell'umanità. Documentata fin dall'antichità e riconosciuta come entità clinica distinta nel 1500, questa infezione virale accompagna ancora oggi lo sviluppo immunologico di milioni di bambini in tutto il mondo. 

Che cosa è la varicella

La varicella è una malattia infettiva acuta e altamente contagiosa, causata dal virus Varicella-Zoster (VZV), appartenente alla famiglia degli Herpesviridae. L’infezione si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse o gli starnuti da soggetti infetti, oppure per contatto diretto con il liquido contenuto nelle vescicole cutanee caratteristiche della malattia. Il virus è in grado di penetrare nell’organismo umano attraverso le mucose delle vie respiratorie superiori e, dopo una prima replicazione locale, si diffonde per via ematica raggiungendo la cute.

La varicella è considerata una malattia tipica dell’età pediatrica, con un’incidenza particolarmente elevata nei bambini in età prescolare e scolare. Tuttavia, può colpire anche gli adulti, nei quali tende a manifestarsi in forma più severa e con un rischio maggiore di complicanze. Dopo la guarigione clinica, il virus non viene eliminato dall’organismo ma rimane latente nei gangli nervosi spinali o cranici, con la possibilità di riattivarsi in età adulta sotto forma di herpes zoster (comunemente detto “fuoco di Sant’Antonio”).

La diagnosi è generalmente clinica, basata sull’osservazione delle lesioni cutanee tipiche e sull’anamnesi del paziente. Nella maggior parte dei casi, la varicella segue un decorso benigno e autolimitante, ma è importante monitorarne l’evoluzione per prevenire o riconoscere precocemente eventuali complicanze.

I sintomi della varicella

I sintomi della varicella possono variare in termini di intensità e durata a seconda dell’età e delle condizioni immunitarie del soggetto colpito. In generale, l’infezione ha un decorso più lieve nei bambini e tende a essere più grave negli adulti, con un maggior rischio di sviluppare complicanze sistemiche.

Varicella nei bambini

Nei bambini, la varicella si manifesta inizialmente con sintomi sistemici lievi o moderati, che precedono di 24–48 ore la comparsa dell’eruzione cutanea. I sintomi prodromici possono includere:

  • febbre lieve (di solito inferiore a 38,5 °C);

  • malessere generale e astenia;

  • inappetenza o riduzione dell’appetito;

  • mal di testa o irritabilità nei bambini più piccoli.

Successivamente, compare il sintomo più caratteristico: l’esantema vescicolare, che segue una progressione tipica:

  1. Macule eritematose (macchie rosse piatte); 

  2. Papule rilevate;

  3. Vescicole piene di liquido chiaro (simili a gocce di rugiada);

  4. Pustole, per effetto dell’infiltrazione leucocitaria;

  5. Croste, che si formano nella fase finale e cadono spontaneamente in 1-2 settimane.

Le lesioni cutanee compaiono inizialmente sul tronco e sul volto, per poi estendersi a tutto il corpo, compreso il cuoio capelluto, le mucose orali e, talvolta, la mucosa genitale. La distribuzione è centripeta, con maggiore concentrazione sul tronco rispetto alle estremità. Un elemento distintivo della varicella è la presenza contemporanea di lesioni in diverse fasi evolutive.

Il prurito intenso è un sintomo comune e può compromettere la qualità del sonno del bambino. Il grattamento eccessivo aumenta il rischio di sovrainfezione batterica delle lesioni (impetiginizzazione).

Nei bambini sani, la malattia si risolve spontaneamente in 7–10 giorni, lasciando un’immunità duratura. Le complicanze sono rare, ma possono includere:

  • Sovrainfezioni cutanee da Streptococcus pyogenes o Staphylococcus aureus;

  • Otite media acuta;

  • Cefalea persistente o atassia cerebellare post-infettiva (rara, ma possibile).

Varicella negli adulti

Negli adulti, la varicella tende a manifestarsi in forma più aggressiva e con sintomi sistemici più marcati. I sintomi iniziali sono generalmente più intensi e comprendono:

  • Febbre elevata (spesso > 39 °C);

  • Malessere marcato, mialgie e dolori articolari;

  • Cefalea intensa;

  • Fotofobia e astenia profonda.

L’eruzione cutanea segue la stessa sequenza osservata nei bambini, ma è generalmente più estesa, più abbondante e più infiammata. Le vescicole possono essere più dolorose, ed è frequente la formazione di croste più spesse e persistenti.

Negli adulti, il rischio di complicanze è significativamente maggiore, in particolare nei soggetti immunocompromessi, fumatori o affetti da patologie croniche. Le complicanze più frequenti includono:

  • polmonite varicellosa, una condizione potenzialmente grave che può insorgere entro 3–5 giorni dalla comparsa dell’esantema, con tosse secca, dispnea e dolore toracico;

  • epatite e pancreatite in pazienti immunocompromessi;

  • encefalite o meningoencefalite, sebbene rare, possono verificarsi anche in soggetti immunocompetenti;

  • sovrainfezioni batteriche diffuse e sepsi

Nei soggetti adulti a rischio, in particolare nelle donne in gravidanza, la varicella può avere esiti gravi anche per il feto, come nel caso della sindrome da varicella congenita, se l’infezione avviene nel primo trimestre, o della varicella neonatale grave, se contratta nei giorni immediatamente precedenti o successivi al parto.


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Il contagio della varicella

La varicella, causata dal virus varicella-zoster (VZV), è una malattia esantematica altamente contagiosa. La trasmissione avviene principalmente per via aerea, attraverso le goccioline respiratorie emesse da soggetti infetti durante la tosse o gli starnuti. Il contagio può verificarsi anche per contatto diretto con le lesioni cutanee di un paziente affetto, poiché il liquido contenuto nelle vescicole contiene particelle virali attive. Il periodo di incubazione varia da 10 a 21 giorni, con una media di 14 giorni.

Un soggetto infetto è considerato contagioso da 1-2 giorni prima della comparsa dell'esantema fino alla completa crostificazione di tutte le lesioni, generalmente 5-7 giorni dopo l'eruzione. È importante sottolineare che il rischio di trasmissione è massimo durante la fase prodromica e nelle prime 48 ore dall'insorgenza delle vescicole. Il tasso di contagiosità è estremamente elevato, con un'efficienza di trasmissione stimata tra l'85% e il 90% nei contatti domestici suscettibili.

Nelle persone immunocompetenti che contraggono la varicella si sviluppa un'immunità permanente. Tuttavia, il virus non viene eliminato dall'organismo ma rimane latente nei gangli nervosi sensitivi, con la possibilità di riattivarsi in età avanzata o in condizioni di immunodepressione, manifestandosi come herpes zoster (comunemente noto come "fuoco di Sant'Antonio").

La diagnosi di varicella è prevalentemente clinica e si basa sul riconoscimento delle caratteristiche lesioni cutanee e sulla valutazione anamnestica. Il dermatologo identifica l'esantema tipico: macule che rapidamente evolvono in papule, vescicole e infine croste, presenti contemporaneamente in diverse fasi evolutive ("polimorfismo a cielo stellato"). Le lesioni compaiono inizialmente sul tronco e sul cuoio capelluto, per poi diffondersi centrifugamente agli arti, con possibile interessamento delle mucose orale e genitale.

In casi di presentazione atipica o in pazienti immunocompromessi, il dermatologo può ricorrere a indagini di laboratorio per confermare la diagnosi. Il test più specifico è l'identificazione diretta del virus mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) da materiale prelevato dalle lesioni vescicolari. In alternativa, possono essere utili la ricerca degli anticorpi specifici anti-VZV (IgM e IgG) o l'esame citodiagnostico di Tzanck, che evidenzia le cellule giganti multinucleate caratteristiche delle infezioni erpetiche.

La diagnosi differenziale include altre patologie esantematiche come herpes simplex disseminato, dermatite erpetiforme, impetigo bollosa, e reazioni da farmaci. Nei casi dubbi, elementi diagnostici importanti sono la distribuzione centripeta delle lesioni, la presenza contemporanea di elementi in diversi stadi evolutivi e l'eventuale contatto con casi accertati nelle settimane precedenti.

Il trattamento della varicella: rimedi topici e non solo

Il trattamento della varicella nei soggetti immunocompetenti è principalmente sintomatico e mira ad alleviare il prurito e prevenire le sovrainfezioni batteriche delle lesioni. I rimedi topici includono lozioni a base di calamina, che esercitano un'azione antipruriginosa e rinfrescante, e bagni con bicarbonato di sodio o farina d'avena colloidale. È fondamentale mantenere le lesioni pulite e asciutte, evitando l'applicazione di pomate o unguenti occlusivi che potrebbero favorire la macerazione cutanea e il rischio di infezioni secondarie.

La terapia antivirale sistemica con aciclovir, valaciclovir o famciclovir è indicata in categorie specifiche di pazienti: soggetti immunocompromessi, adulti, donne in gravidanza, neonati e in caso di forme complicate. Per essere efficace, il trattamento antivirale deve essere iniziato entro 24-48 ore dalla comparsa dell'esantema. Nei bambini sani, l'uso routinario di antivirali non è raccomandato, in quanto la malattia è generalmente benigna e autolimitante.

Per il controllo del prurito possono essere somministrati antistaminici per via orale, privilegiando quelli di seconda generazione che causano minore sedazione. Gli antipruriginosi topici a base di mentolo o canfora possono offrire sollievo temporaneo. Il paracetamolo è il farmaco di scelta per gestire la febbre; l'acido acetilsalicilico è controindicato nei bambini e negli adolescenti con varicella per il rischio di sindrome di Reye.

La profilassi post-esposizione prevede la somministrazione di immunoglobuline specifiche (VZIG) entro 96 ore dal contatto in soggetti ad alto rischio di complicanze. La vaccinazione rappresenta il metodo più efficace di prevenzione primaria, con un'efficacia protettiva superiore all'85%, e può essere somministrata anche come profilassi post-esposizione entro 3-5 giorni dal contatto, modificando il decorso della malattia o prevenendone lo sviluppo.

Prevenzione della varicella: il vaccino obbligatorio dal 2017

Il vaccino contro la varicella rappresenta uno strumento preventivo fondamentale nella gestione dell'infezione da virus varicella-zoster. Disponibile in formulazione monovalente o in associazione con morbillo, parotite e rosolia (MPRV), contiene virus vivo attenuato del ceppo Oka. 

Il protocollo vaccinale standard prevede due dosi: la prima somministrata tra i 12-15 mesi di vita e la seconda tra i 4-6 anni, con efficacia protettiva del 95% contro le forme moderate-gravi e dell'80-85% contro qualsiasi forma clinica. Negli adulti sieronegativi, si raccomandano due dosi a distanza di 4-8 settimane. La vaccinazione è controindicata in gravidanza, nei soggetti con immunodeficienza grave e in caso di reazioni allergiche severe a componenti del vaccino. 

Gli eventi avversi sono generalmente lievi e transitori, comprendendo reazioni locali nel sito di iniezione, febbre moderata e, nel 3-5% dei casi, un rash simil-varicelloso limitato. L'introduzione della vaccinazione universale ha determinato una significativa riduzione dell'incidenza della malattia, delle complicanze associate e dei tassi di ospedalizzazione, rappresentando un esempio emblematico di efficace prevenzione primaria in ambito infettivologico.

FAQ

Quale è la differenza tra morbillo e varicella

Il morbillo e la varicella sono patologie esantematiche virali distinte. Il morbillo, causato da un Paramyxovirus, si caratterizza per esantema maculo-papulare confluente, che inizia dal viso e si diffonde caudalmente, preceduto da sintomi prodromici severi (febbre elevata, congiuntivite, rinite, tosse). La varicella, causata dal virus varicella-zoster, presenta esantema polimorfo con lesioni in diversi stadi evolutivi (macule, papule, vescicole, croste) a distribuzione centripeta, febbre moderata e prurito intenso.

Come riconoscere l’esantema della varicella

L'esantema della varicella presenta il caratteristico "polimorfismo a cielo stellato": lesioni cutanee in diversi stadi evolutivi presenti simultaneamente. Inizia come macule eritematose che rapidamente evolvono in papule, vescicole tese contenenti liquido chiaro, e infine croste. La distribuzione è centripeta, con maggiore concentrazione su tronco e cuoio capelluto. Le lesioni sono pruriginose, di dimensioni 2-4 mm, spesso ombelicate centralmente. Possono interessare anche mucose orali, congiuntivali e genitali.

Come trattare le cicatrici della varicella

Il trattamento delle cicatrici post-varicella richiede un approccio combinato. Nelle cicatrici recenti, si raccomandano gel al silicone e fotoprotezione per prevenire l'iperpigmentazione. Per cicatrici atrofiche, risultano efficaci il microneedling, il peeling chimico superficiale con acido glicolico o salicilico, e la dermoabrasione controllata. Nei casi più pronunciati, il laser frazionato non ablativo stimola la produzione di collagene. Le cicatrici ipertrofiche beneficiano di iniezioni intralesionali di corticosteroidi o trattamenti con laser vascolari.

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