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Tipi di epatiti: differenze tra le tipologie e primi segnali da valutare

~March 06, 2025
9 minuti
epatite

La salute epatica è essenziale per il corretto funzionamento dell'organismo, poiché il fegato svolge un ruolo cruciale nel metabolismo, nella detossificazione e nella produzione di proteine fondamentali. Tra le patologie epatiche più comuni, le epatiti rappresentano un gruppo eterogeneo di condizioni che possono derivare da infezioni virali, disfunzioni autoimmuni, esposizione a tossine o malattie metaboliche. Comprendere le differenze tra i tipi di epatiti e riconoscere i primi segnali da valutare è essenziale per un intervento tempestivo e un trattamento adeguato.

Classificazione delle epatiti: infettive e non infettive

Le epatiti possono essere distinte in due categorie principali: epatiti virali e epatiti non infettive.

  • epatiti virali sono causate da virus specifici che attaccano il fegato, con conseguenze che possono variare da infezioni acute autolimitanti a forme croniche con potenziale evoluzione in cirrosi o carcinoma epatico. Tra i virus epatitici più comuni troviamo quelli responsabili di epatite A, B, C, D ed E.

  • epatiti non infettive, invece, comprendono condizioni autoimmuni, epatopatie metaboliche e tossiche (dovute a farmaci, alcol o sostanze chimiche), che determinano un'infiammazione epatica indipendentemente da un agente patogeno.

La diagnosi differenziale tra queste condizioni è fondamentale per impostare il corretto trattamento e monitorare l'evoluzione della malattia.

Epatiti virali: caratteristiche distintive e modalità di trasmissione

Le epatiti virali sono tra le infezioni epatiche più diffuse a livello globale. Ogni tipologia presenta caratteristiche cliniche, modalità di trasmissione e prognosi differenti.

  • Epatite A: è una forma acuta autolimitante, trasmessa principalmente per via oro-fecale attraverso il consumo di alimenti o acqua contaminati (epatite A contagio). Non cronicizza e il recupero è generalmente completo.

  • Epatite B: rappresenta una delle principali cause di epatite cronica a livello mondiale. La sua trasmissione avviene tramite il contatto con fluidi biologici infetti (sangue, sperma, secrezioni vaginali), attraverso rapporti sessuali non protetti, condivisione di aghi infetti e trasmissione perinatale dalla madre al neonato. In alcuni pazienti, la progressione verso cirrosi o carcinoma epatico rende necessaria una gestione a lungo termine.

  • Epatite C: simile alla B in termini di trasmissione, ha una maggiore tendenza a cronicizzare, con una significativa percentuale di pazienti che sviluppano danni epatici irreversibili nel tempo.

  • Epatite D: può manifestarsi solo in presenza di epatite virale B, aggravando il decorso clinico della malattia.

  • Epatite E: generalmente associata al consumo di acqua contaminata, ha una prevalenza maggiore nei paesi in via di sviluppo. Sebbene sia spesso autolimitante, nelle donne in gravidanza può causare complicanze gravi.

La prevenzione delle epatiti virali si basa su vaccinazioni (disponibili per epatite A e B), misure igieniche e protezione nei rapporti sessuali e nell’uso di aghi e strumenti medici.

Epatite autoimmune e altre epatopatie infiammatorie

Oltre alle cause infettive, le epatopatie autoimmuni rappresentano una categoria rilevante di malattie epatiche croniche. L’epatite autoimmune è una condizione rara, caratterizzata da un’iperattivazione del sistema immunitario che attacca le cellule epatiche, provocando infiammazione e danno progressivo.

Questa patologia può colpire persone di tutte le età, ma è più frequente nelle donne e si associa spesso ad altre malattie autoimmuni, come la tiroidite di Hashimoto o il lupus eritematoso sistemico. 

Primi segnali da valutare: come riconoscere un’epatite

Le epatiti, indipendentemente dalla causa, possono manifestarsi con segni e sintomi comuni, anche se la gravità e la progressione variano in base alla tipologia e alla risposta individuale. Tra i sintomi più rilevanti troviamo:

  • Ittero (colorazione giallastra della pelle e delle sclere) dovuto all’accumulo di bilirubina nel sangue

  • Astenia e affaticamento cronico, sintomi precoci che possono essere confusi con altre patologie sistemiche

  • Nausea, vomito e perdita di appetito, indicatori di un’infiammazione epatica attiva

  • Feci chiare e urine scure, segni di un’alterazione del metabolismo epatico della bilirubina

  • Dolore e gonfiore addominale, localizzati prevalentemente nella parte destra dell’addome, dove si trova il fegato

I sintomi possono variare in base alla fase della malattia: nelle forme acute, i disturbi possono insorgere rapidamente, mentre nelle forme croniche la progressione è più lenta e spesso asintomatica fino a stadi avanzati.

Le cause dell’epatite

L’epatite è un’infiammazione del fegato che può derivare da numerose cause, tra cui infezioni virali, reazioni autoimmuni, esposizione a sostanze tossiche e disturbi metabolici. Il fegato, essendo un organo centrale nel metabolismo e nella detossificazione, è particolarmente vulnerabile a fattori interni ed esterni che possono comprometterne la funzionalità. Identificare la causa dell’epatite è essenziale per impostare un trattamento adeguato e prevenire complicanze a lungo termine, come la fibrosi epatica, la cirrosi e il carcinoma epatocellulare.

Infezioni virali e patogeni epatotropi

Le infezioni virali rappresentano una delle principali cause di epatite a livello globale. Diversi virus possono colpire il fegato in modo diretto o indiretto, inducendo una risposta infiammatoria. I virus epatitici (HAV, HBV, HCV, HDV, HEV) sono particolarmente rilevanti, ma anche altri virus sistemici, come il virus di Epstein-Barr (EBV), il citomegalovirus (CMV) e il virus dell’herpes simplex (HSV), possono causare danno epatico secondario.

L’epatite virale si sviluppa quando il virus penetra nelle cellule epatiche e ne altera il normale funzionamento: la replicazione virale provoca la morte delle cellule infette e innesca una risposta immunitaria che può determinare un danno epatico cronico. Il grado di infiammazione dipende dall’interazione tra il virus e il sistema immunitario dell’ospite: mentre alcuni virus, come l’HAV e l’HEV, causano infezioni acute autolimitanti, altri, come l’HBV e l’HCV, possono persistere nell’organismo e provocare danni progressivi nel tempo.


Reazioni autoimmuni e disregolazione del sistema immunitario

L’epatite autoimmune è una condizione in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule epatiche, determinando un’infiammazione cronica. La causa esatta non è completamente compresa, ma si ritiene che una combinazione di fattori genetici e ambientali possa scatenare una risposta immunitaria anomala. Alcuni studi suggeriscono che infezioni virali pregresse o esposizione a determinati farmaci possano innescare la malattia in soggetti geneticamente predisposti.

Nell’epatite autoimmune, il danno epatico è mediato da autoanticorpi che attaccano le cellule epatiche e le proteine intracellulari, inducendo necrosi e fibrosi. Se non trattata, la malattia può evolvere in cirrosi e insufficienza epatica.

Sostanze tossiche e danno epatico indotto

L’esposizione a sostanze tossiche è un’altra causa importante di epatite. Alcuni farmaci, alcol e sostanze chimiche possono danneggiare il fegato attraverso meccanismi diretti o indiretti.

  • Farmaci epatotossici: alcune molecole, come il paracetamolo ad alte dosi, antibiotici (come l’isoniazide e la rifampicina), chemioterapici e farmaci antiepilettici, possono provocare un’epatite acuta da farmaci. Il danno si verifica per accumulo di metaboliti tossici che alterano la funzionalità epatica e inducono necrosi cellulare.

  • Alcol: il consumo cronico eccessivo di alcol causa danno epatico progressivo, con accumulo di grasso (steatosi), infiammazione (epatite alcolica) e fibrosi, che può evolvere in cirrosi. L’etanolo viene metabolizzato dal fegato, ma i suoi metaboliti reattivi possono generare stress ossidativo e promuovere la morte cellulare.

  • Sostanze chimiche e tossine ambientali: l’esposizione a solventi industriali, pesticidi, micotossine e metalli pesanti può contribuire a danni epatici acuti o cronici. Alcune tossine, come l’aflatossina B1 prodotta da funghi Aspergillus, sono fortemente epatocancerogene.

Disturbi metabolici e accumulo di sostanze epatotossiche

Le alterazioni metaboliche possono compromettere la funzionalità epatica e innescare processi infiammatori.

  • Epatopatia steatosica non alcolica (NAFLD): correlata a obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica, questa condizione è caratterizzata dall’accumulo di grasso nel fegato. Quando associata a infiammazione e danno cellulare, prende il nome di steatoepatite non alcolica (NASH), che può evolvere in cirrosi.

  • Malattie genetiche da accumulo: condizioni come l’emocromatosi ereditaria (accumulo patologico di ferro) e la malattia di Wilson (accumulo di rame) possono indurre epatite cronica con danno progressivo.

  • Disturbi del metabolismo lipidico: l’accumulo di lipidi nelle cellule epatiche può favorire stress ossidativo e infiammazione, contribuendo alla progressione della fibrosi.

Infezioni sistemiche e condizioni secondarie

Oltre alle epatiti virali primarie, diverse infezioni sistemiche possono determinare danni epatici. Alcuni batteri (ad esempio, quelli responsabili della leptospirosi), parassiti (Plasmodium spp. nella malaria) e virus sistemici (come Epstein-Barr e citomegalovirus) possono causare epatite secondaria.

L’infiammazione epatica può derivare anche da shock settico, ischemia epatica o malattie sistemiche, come il lupus eritematoso sistemico, che può manifestarsi con epatite lupica.

Diagnosi e monitoraggio delle epatiti

Per diagnosticare correttamente una epatite, è fondamentale un approccio multidisciplinare, che comprende:

  • Esami del sangue per il fegato, per valutare le transaminasi (ALT, AST), i marcatori epatici e la funzione epatica generale

  • Test sierologici e virologici per identificare la presenza di virus epatitici o autoanticorpi specifici

  • Ecografia epatica e Fibroscan per monitorare la struttura del fegato e valutare l’eventuale presenza di fibrosi o cirrosi

  • Biopsia epatica, esame invasivo eseguito nei casi in cui sia necessario valutare il grado di danno epatico con maggiore precisione

Il monitoraggio regolare è essenziale per prevenire complicanze, soprattutto nelle forme croniche che possono evolvere in fibrosi epatica, cirrosi o epatocarcinoma.Le epatiti costituiscono un gruppo di patologie epatiche che possono derivare da cause virali, autoimmuni, metaboliche o tossiche. Riconoscere le differenze tra le varie tipologie e i primi segnali della malattia è cruciale per una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato.

Mentre le epatiti virali B e C rappresentano un problema globale con un impatto significativo sulla salute pubblica, le forme autoimmuni e metaboliche richiedono un’attenta gestione specialistica per evitare complicanze gravi. Le strategie preventive, tra cui la vaccinazione, l’adozione di comportamenti igienici e il monitoraggio regolare della funzione epatica, sono fondamentali per ridurre l’incidenza delle epatopatie e migliorare la qualità della vita dei 

Trasmissione dell’epatite

La trasmissione dell’epatite dipende dalla tipologia di cui si tratta: tra le forme più comuni, le epatiti virali sono altamente contagiose e si trasmettono attraverso diverse modalità a seconda dell’agente patogeno coinvolto.

Di seguito una tabella che riassume le modalità di tramissione delle epatiti ed eventuali fattori di rischio: 

Tipo di epatite

Modalità di trasmissione

Fattori di rischio

Epatite A (HAV)

Via oro-fecale: ingestione di cibo o acqua contaminati da feci infette

Scarse condizioni igieniche, viaggi in zone endemiche, consumo di molluschi crudi

Epatite E (HEV)

Via oro-fecale: consumo di acqua contaminata, maggiore rischio in aree con scarsa igiene

Aree con carenze igieniche, gravidanza (forme gravi in donne in attesa)

Epatite B (HBV)

Via ematica e sessuale: rapporti non protetti, aghi infetti, trasmissione madre-figlio

Rapporti sessuali non protetti, uso di aghi infetti, trasmissione perinatale

Epatite C (HCV)

Via ematica: aghi infetti, trasfusioni di sangue (oggi raro), strumenti contaminati

Uso di siringhe contaminate, trattamenti medici non sicuri, trasfusioni di sangue infetto

Epatite D (HDV)

Associata a HBV: aggravamento della malattia in soggetti già infetti da epatite B

Infezione pregressa da HBV, scarsa risposta immunitaria, trasmissione ematica

FAQ

Epatite a b c quale la più pericolosa? 

L'epatite C è considerata particolarmente insidiosa poiché spesso asintomatica nelle fasi iniziali e con una forte tendenza a cronicizzare. Se non trattata, può evolvere in cirrosi epatica o carcinoma epatocellulare. L'epatite B, sebbene possa anch'essa cronicizzare, ha una probabilità inferiore di evolvere in forme gravi rispetto all'epatite C. Tuttavia, è importante notare che l'epatite D, che coesiste solo con l'epatite B, è associata a un rischio triplicato di sviluppare carcinoma epatocellulare rispetto alla sola epatite B.

Quanti tipi di epatite ci sono?

Esistono cinque principali tipi di epatite virale, identificati con le lettere A, B, C, D ed E. Ognuno è causato da un virus specifico e presenta differenti modalità di trasmissione, decorso clinico e potenziale evoluzione. Oltre alle forme virali, l'epatite può avere altre cause, come disfunzioni autoimmuni, esposizione a tossine o disturbi metabolici.

Esistono portatori sani di epatite C?

Il termine "portatore sano" si riferisce a individui infetti da un virus che non manifestano sintomi clinici evidenti. Nel caso dell'epatite C, molti soggetti presentano livelli normali di alanina aminotransferasi (ALT) e possono essere asintomatici. Tuttavia, la presenza del virus nel sangue li rende potenzialmente contagiosi. Si stima che i portatori di HCV con ALT normali rappresentino il 30-40% dei pazienti HCV positivi. È importante sottolineare che, nonostante l'assenza di sintomi, questi individui possono trasmettere l'infezione e non sono idonei alla donazione di sangue.


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