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Rosolia: cos'è, sintomi, macchie sul viso, contagio in gravidanza e nei bambini

~July 03, 2025
11 minuti
rosolia

La rosolia rappresenta una delle malattie esantematiche più significative dal punto di vista clinico ed epidemiologico, non tanto per la sua gravità intrinseca nei bambini, quanto per le devastanti conseguenze che può provocare se contratta durante la gravidanza. Questa patologia infettiva di origine virale, causata dal Rubella virus, ha trovato un efficace controllo grazie ai progressi della ricerca vaccinale, in particolare attraverso il lavoro pionieristico di diversi scienziati.

La storia del vaccino antirosolia è strettamente legata ai nomi di Thomas Huckle Weller, Paul Douglas Parkman e Harry M. Meyer Jr. Weller, premio Nobel per la medicina nel 1954 insieme a John Enders e Frederick Robbins per i loro studi sulla coltivazione del virus della poliomielite, isolò per la prima volta il virus della rosolia nel 1962. Il suo contributo fu determinante: nel 1960, quando suo figlio di dieci anni sviluppò una malattia febbrile con caratteristiche simili alla rosolia, Weller inoculò colture di cellule amniotiche umane con l'urina del bambino, osservando dopo 26 giorni peculiari alterazioni cellulari che portarono all'identificazione del virus responsabile.

Parallelamente, il team di ricercatori della Division of Biologics Standards del National Institutes of Health, guidato da Harry M. Meyer e Paul J. Parkman, lavorava intensamente sullo sviluppo di un vaccino efficace. Questo gruppo, che includeva Hope E. Hopps, Ruth L. Kirschstein e Rudyard Wallace, iniziò seriamente lo sviluppo del vaccino dopo l'arrivo di una grave epidemia di rosolia negli Stati Uniti nel 1964. Il primo vaccino contro la rosolia fu approvato nel 1969, utilizzando il ceppo virale HPV-77, preparato facendo passare il virus attraverso cellule di rene di scimmia verde africana per 77 volte consecutive, ottenendo così un virus attenuato ma immunogenicamente attivo.

Successivamente, Maurice Hilleman, il microbiologo americano responsabile dello sviluppo di oltre 40 vaccini, contribuì significativamente al perfezionamento del vaccino antirosolia e alla sua combinazione con i vaccini contro morbillo e parotite, creando nel 1971 il vaccino trivalente MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia), che rappresenta ancora oggi lo standard terapeutico per la prevenzione di queste tre malattie infettive.

H2: Quali sono i sintomi della rosolia

La rosolia presenta un quadro clinico caratteristico ma spesso sfumato, con manifestazioni che possono variare significativamente tra individui, particolarmente tra bambini e adulti. Il periodo di incubazione varia da 12 a 23 giorni, con una media di 16-18 giorni dal momento del contagio alla comparsa dei primi sintomi.

I sintomi prodromici, che precedono di 1-5 giorni l'eruzione cutanea, includono malessere generale, cefalea, febbre generalmente modesta (raramente superiore ai 38,5°C), faringodinia e congiuntivite lieve con arrossamento oculare. Un segno clinico caratteristico è rappresentato dall'ingrossamento dei linfonodi, particolarmente evidenti nella regione retroauricolare, occipitale e cervicale posteriore. Questa linfadenopatia può manifestarsi già una settimana prima della comparsa dell'esantema e rappresenta spesso il primo segno clinico della malattia.

Negli adulti, la sintomatologia tende ad essere più marcata rispetto ai bambini, con particolare evidenza di artralgie e artriti acute, che colpiscono prevalentemente le piccole articolazioni delle mani, dei polsi e delle ginocchia. Queste manifestazioni articolari sono particolarmente frequenti nelle donne adulte, interessando fino al 70% dei casi, e possono persistere per settimane dopo la risoluzione dell'esantema.

Un aspetto clinico di particolare rilevanza è che la rosolia può decorrere in forma asintomatica o paucisintomatica nel 25-50% degli adulti e nel 40% circa dei bambini, rendendo difficile il riconoscimento clinico e aumentando il rischio di trasmissione inconsapevole, particolarmente pericolosa per le donne in gravidanza non immuni.

Durante la fase acuta della malattia possono comparire anche sintomi respiratori lievi, come rinorrea e tosse secca, oltre a possibili disturbi gastrointestinali quali nausea e inappetenza. La febbre, quando presente, è tipicamente di bassa intensità e di breve durata, risolvendosi spontaneamente entro 24-48 ore dalla comparsa dell'esantema.

Le caratteristiche dell’esantema della rosolia 

L'esantema rappresenta il segno patognomonico della rosolia, presentando caratteristiche distintive che permettono la diagnosi differenziale con altre malattie esantematiche. L'eruzione cutanea compare tipicamente dopo il periodo prodromico e costituisce spesso il primo segno clinico che attira l'attenzione del paziente o dei genitori nei bambini.

L'esantema della rosolia si caratterizza per macule e papule di colore rosa-rosso chiaro, di piccole dimensioni (2-3 mm di diametro), non confluenti e con distribuzione caratteristica. L'eruzione inizia tipicamente dal volto, interessando prima la regione periorale e retroauricolare, per poi diffondersi in senso cranio-caudale interessando collo, tronco, arti superiori ed inferiori nell'arco di 24-48 ore.

Le lesioni cutanee presentano margini ben definiti, colore rosa pallido che diventa più evidente con l'esposizione al calore (ad esempio dopo un bagno caldo), e tendenza a non confluire in ampie chiazze, mantenendo la loro individualità. Questa caratteristica differenzia nettamente l'esantema rosolioso da quello morbilloso, che invece tende alla confluenza formando ampie aree eritematose.

Sul palato molle possono comparire le cosiddette macchie di Forchheimer, piccole petecchie di colore rosso che successivamente coalescono in un'area eritematosa diffusa (da non confondere con le afte). Queste lesioni enantematiche, sebbene non patognomoniche, rappresentano un segno clinico di supporto alla diagnosi di rosolia.

La durata dell'esantema è tipicamente breve, variando da 1 a 5 giorni, con una media di 3 giorni. La risoluzione avviene con il progressivo schiarimento delle lesioni, iniziando dalle aree di prima comparsa (volto) e procedendo in senso cranio-caudale. Durante la fase di risoluzione può verificarsi una lieve desquamazione lamellare, particolarmente evidente nelle aree di maggiore intensità dell'esantema.

Un aspetto clinico di particolare importanza è che l'intensità dell'esantema non correla necessariamente con la gravità della malattia o con il grado di contagiosità del paziente. Forme con esantema molto sfumato o addirittura assente mantengono la stessa capacità di trasmissione del virus, rendendo necessaria un'attenta valutazione epidemiologica in caso di sospetto clinico.


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Gravidanza e rosolia: cosa sapere

La rosolia in gravidanza rappresenta una delle situazioni cliniche di maggiore allarme in campo ostetrico-ginecologico, poiché l'infezione materna può determinare gravi conseguenze per il feto in sviluppo. Il virus della rosolia possiede un marcato tropismo per i tessuti embrionali e fetali, attraversando facilmente la barriera placentare e causando la sindrome da rosolia congenita (SRC).

Il rischio di trasmissione verticale e la gravità delle conseguenze fetali sono inversamente correlati all'epoca gestazionale al momento dell'infezione materna. Durante il primo trimestre di gravidanza, particolarmente nelle prime 8-10 settimane, il rischio di infezione fetale supera l'80% e le conseguenze possono essere devastanti, includendo aborto spontaneo, morte intrauterina e malformazioni congenite multiple.

La sindrome da rosolia congenita si manifesta con una triade classica di anomalie: difetti cardiaci congeniti (principalmente dotto arterioso pervio, stenosi dell'arteria polmonare e difetti settali), cataratta congenita e sordità neurosensoriale. Tuttavia, lo spettro delle manifestazioni è molto più ampio e può includere ritardo di crescita intrauterino, microcefalia, ritardo mentale, epatosplenomegalia, trombocitopenia, lesioni ossee e manifestazioni cutanee.

I difetti cardiaci rappresentano le malformazioni più frequenti, interessando circa il 75% dei neonati con SRC. La cataratta congenita, spesso bilaterale, può determinare cecità permanente se non trattata tempestivamente. La sordità neurosensoriale, che può essere mono o bilaterale, rappresenta spesso la manifestazione più duratura e invalidante della sindrome.

Durante il secondo trimestre, il rischio di infezione fetale si riduce progressivamente, ma permane la possibilità di sordità neurosensoriale e ritardo dello sviluppo. Le infezioni contratte dopo la 20ª settimana di gestazione raramente causano malformazioni congenite evidenti, ma possono determinare ritardo di crescita e prematurità.

La diagnosi di rosolia in gravidanza richiede una valutazione sierologica urgente prescritta prima di tutto dal ginecologo, con dosaggio delle IgM specifiche per rosolia e determinazione dell'avidità delle IgG. In caso di infezione confermata durante il primo trimestre, è necessario un counseling genetico approfondito che illustri i rischi fetali e le opzioni terapeutiche disponibili, inclusa l'eventuale interruzione terapeutica della gravidanza nei casi più gravi.

Le differenze tra rosolia morbillo

La diagnosi differenziale tra rosolia e morbillo (da non confondere con la varicella) riveste particolare importanza clinica, poiché entrambe le patologie presentano manifestazioni esantematiche simili ma decorso clinico, complicanze e implicazioni epidemiologiche differenti. La distinzione accurata è fondamentale per una corretta gestione clinica e per l'implementazione di appropriate misure di controllo epidemiologico.

Dal punto di vista eziologico, le due patologie sono causate da virus differenti: la rosolia dal Rubella virus, appartenente alla famiglia Togaviridae, mentre il morbillo dal virus del morbillo, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae. Questa differenza si riflette in caratteristiche cliniche e epidemiologiche distintive.

La sintomatologia prodromica presenta differenze significative. Nel morbillo, il periodo prodromico è caratterizzato da sintomi respiratori marcati (tosse persistente, rinorrea abbondante), congiuntivite severa con fotofobia e febbre elevata (spesso superiore ai 39°C). La rosolia, invece, presenta sintomi prodromici generalmente più lievi, con febbre modesta, congiuntivite lieve e sintomi respiratori sfumati.

Un segno patognomonico del morbillo è rappresentato dalle macchie di Koplik, piccole macchie biancastre circondate da alone eritematoso che compaiono sulla mucosa orale, particolarmente a livello dei molari inferiori, 1-2 giorni prima dell'esantema. Questo segno è assente nella rosolia, dove possono invece comparire le macchie di Forchheimer sul palato molle.

L'esantema presenta caratteristiche morfologiche e distributive differenti. Nel morbillo, l'eruzione è costituita da macule e papule di colore rosso intenso, tendenti al violaceo, che mostrano spiccata tendenza alla confluenza formando ampie aree eritematose. L'esantema della rosolia, invece, mantiene le lesioni separate, con colore rosa pallido e distribuzione più uniforme.

La sequenza temporale di comparsa dell'esantema è diversa: nel morbillo inizia tipicamente dalla linea di impianto dei capelli e dalla regione retroauricolare, diffondendosi rapidamente al volto e successivamente al tronco e agli arti; nella rosolia la progressione è più graduale e meno definita.

Le complicanze differiscono significativamente tra le due patologie. Il morbillo presenta un rischio elevato di complicanze severe, incluse otite media, laringite, broncopolmonite ed encefalite post-infettiva, con mortalità che può raggiungere l'1-2% nei paesi in via di sviluppo. La rosolia, invece, presenta complicanze rare nei bambini, limitate principalmente ad artralgie negli adulti e trombocitopenia transitoria.

Il periodo di contagiosità è più prolungato nel morbillo (da 4 giorni prima a 4 giorni dopo l'esantema) rispetto alla rosolia (da 7 giorni prima a 4 giorni dopo l'esantema), ma il morbillo presenta una contagiosità maggiore.

Le differenza tra scarlattina rosolia

La diagnosi differenziale tra scarlattina e rosolia è una sfida clinica importante, particolarmente nelle fasi iniziali della malattia quando i segni clinici possono sovrapporsi. La distinzione accurata è fondamentale per l'implementazione di appropriate strategie terapeutiche e di controllo epidemiologico, considerando le diverse eziologie e implicazioni prognostiche delle due patologie.

La scarlattina è causata dallo Streptococco beta-emolitico di gruppo A (Streptococcus pyogenes), un batterio produttore di tossine eritrogeniche, mentre la rosolia è determinata dal Rubella virus. Questa fondamentale differenza eziologica si riflette in caratteristiche cliniche, terapeutiche e prognostiche distintive.

L'esordio clinico presenta differenze significative. La scarlattina inizia tipicamente con faringodinia intensa, febbre elevata (spesso superiore ai 39°C), cefalea marcata e vomito. L'esame obiettivo rivela faringite essudativa con tonsille ipertrofiche e eritematose, adenopatia cervicale dolente e possibile presenza di essudato purulento. La rosolia, invece, presenta un esordio più graduale con sintomi sistemici lievi, febbre modesta e faringite lieve.

L'esantema rappresenta l'elemento distintivo principale tra le due patologie. Nella scarlattina, l'eruzione è caratterizzata da un eritema diffuso, finemente papuloso, con aspetto "a carta vetrata" al tatto. L'esantema scarlattinoso presenta colorito rosso intenso, inizia dalle pieghe cutanee (ascelle, inguini, collo) e si diffonde rapidamente a tutto il corpo, risparmando tipicamente la regione peribuccale (segno di Filatov). L'esantema della rosolia, invece, è costituito da macule rosa chiare, separate, non confluenti, con distribuzione cranio-caudale e coinvolgimento del volto.

Un segno patognomonico della scarlattina è rappresentato dall'aspetto caratteristico della lingua, che nelle fasi iniziali presenta una patina biancastra con papille ipertrofiche (lingua a fragola bianca), evolvendo successivamente in "lingua a fragola rossa" con papille prominenti su fondo eritematoso. Questo segno è assente nella rosolia.

Le manifestazioni sistemiche differiscono significativamente. La scarlattina può presentare complicanze severe, incluse glomerulonefrite post-streptococcica, febbre reumatica, artrite reattiva e, raramente, sindrome da shock tossico streptococcico. La rosolia, invece, presenta raramente complicanze nei bambini, limitandosi ad artralgie transitorie negli adulti.

Il periodo di contagiosità e le modalità di trasmissione mostrano caratteristiche diverse. La scarlattina è contagiosa durante la fase acuta e fino a 24-48 ore dall'inizio della terapia antibiotica appropriata, con trasmissione attraverso droplet e contatto diretto. La rosolia presenta contagiosità prolungata (da 7 giorni prima a 4 giorni dopo l'esantema) con trasmissione prevalentemente per via aerea.

Il vaccino per la rosolia

Il vaccino contro la rosolia è uno dei maggiori successi della medicina preventiva, avendo drasticamente ridotto l'incidenza della malattia e, soprattutto, della sindrome da rosolia congenita nei paesi con elevate coperture vaccinali. Lo sviluppo e l'implementazione di strategie vaccinali efficaci hanno permesso l'eliminazione della rosolia da molte regioni del mondo.

Il vaccino antirosolia non è più disponibile in formulazione monovalente, ma viene somministrato in combinazione con i vaccini contro morbillo e parotite (vaccino MPR) o, in alcune formulazioni, anche con il vaccino contro la varicella (vaccino MPRV). Questa strategia combinata ottimizza l'efficacia vaccinale e riduce il numero di iniezioni necessarie.

Il calendario vaccinale prevede la somministrazione di due dosi: la prima tra i 12-15 mesi di età e la seconda tra i 5-6 anni. La necessità di due dosi deriva dalla considerazione che circa il 5% dei soggetti non sviluppa immunità protettiva dopo la prima dose, rendendo necessario un richiamo per raggiungere coperture ottimali nella popolazione.

L'efficacia vaccinale è elevata: dopo due dosi, oltre il 98% dei soggetti sviluppa anticorpi protettivi contro la rosolia. La durata dell'immunità è considerata permanente nella maggior parte dei casi, con livelli anticorpali protettivi che persistono per decenni dopo la vaccinazione.

Le controindicazioni alla vaccinazione includono gravidanza, immunodeficienze congenite o acquisite, terapie immunosoppressive e ipersensibilità grave ai componenti del vaccino. Le donne in età fertile devono evitare la gravidanza per almeno 28 giorni dopo la vaccinazione, sebbene la sorveglianza di donne vaccinate inadvertentemente durante la gravidanza non abbia mostrato aumenti di malformazioni congenite.

La strategia vaccinale ha determinato un cambiamento nell'epidemiologia della rosolia. Prima dell'introduzione della vaccinazione, epidemie cicliche si verificavano ogni 6-9 anni, con massima incidenza nei bambini di 5-9 anni. La vaccinazione ha spostato l'età di suscettibilità verso fasce più elevate, rendendo necessarie strategie di catch-up per adulti non immuni.

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