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Radiografia: cos’è, quando farla e come funziona

~February 28, 2024
8 minuti
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La radiografia è una tecnica diagnostica che sfrutta l’impiego dei raggi X, scoperti dal fisico Wilhelm Conrad Röntgen nel 1895. Queste radiazioni ionizzanti hanno la capacità di attraversare i tessuti del corpo con modalità differenti a seconda della loro densità e composizione. Le ossa, ricche di calcio, assorbono i raggi in maniera significativa e appaiono chiare sulle immagini radiografiche, mentre i tessuti molli, come muscoli e organi, risultano più scuri. Questo contrasto permette di ottenere immagini immediate, fondamentali per rilevare fratture, deformazioni, anomalie anatomiche e numerose patologie.

L’esame si esegue utilizzando un’apparecchiatura chiamata tubo radiogeno, che genera i raggi X e li dirige verso la parte del corpo da indagare. Dietro il paziente è posto un rilevatore digitale (in passato lastre fotografiche), che cattura l’immagine e la rende disponibile su monitor in pochi secondi. La rapidità, la semplicità e la disponibilità capillare della radiografia hanno reso questo esame uno dei pilastri della diagnostica medica.

Storia ed evoluzione della radiografia

La radiografia è stata una rivoluzione nella medicina. Dal 1895 a oggi la tecnologia si è evoluta enormemente: dalle prime lastre fotografiche si è passati a sistemi digitali che consentono la visualizzazione immediata delle immagini e l’archiviazione elettronica nei sistemi ospedalieri. Le dosi di radiazioni sono state drasticamente ridotte, rendendo l’esame sempre più sicuro. Oggi si parla anche di radiologia digitale diretta e radiologia portatile, che permette di eseguire radiografie al letto del paziente in pronto soccorso o in terapia intensiva.

La radiografia rimane, a oltre un secolo dalla sua introduzione, uno degli esami diagnostici più importanti della medicina moderna. Dalla radiografia torace alla radiografia denti, passando per la radiografia ginocchio, la radiografia colonna vertebrale e la cervicale radiografia, questo strumento continua a offrire informazioni fondamentali con tempi rapidi e rischi minimi. Pur con i limiti dovuti all’uso di radiazioni, l’esame resta insostituibile per la sua immediatezza, l’accessibilità e il valore clinico, confermandosi come un pilastro della diagnostica per immagini.

Tipologie di radiografia e applicazioni cliniche

Le applicazioni della radiografia sono vastissime e comprendono diversi distretti anatomici. La radiografia torace è senza dubbio una delle più richieste in ambito ospedaliero: consente di osservare cuore, polmoni e gabbia toracica. Spesso i pazienti si chiedono radiografia torace cosa si vede: l’esame permette di identificare polmoniti, tubercolosi, tumori polmonari, versamenti pleurici, ingrandimenti cardiaci e patologie croniche come la BPCO. In particolare, la radiografia polmoni è utile per escludere infezioni o valutare la risposta a terapie farmacologiche.

In odontoiatria le radiografie dentista sono quotidianamente utilizzate per valutare lo stato della dentatura. La più comune è la radiografia denti, che consente di individuare carie profonde, ascessi, infezioni delle radici, ma anche di pianificare estrazioni, impianti e trattamenti ortodontici. Si tratta di un esame rapido e a basso dosaggio, essenziale nella pratica clinica del dentista.

In campo ortopedico, la radiografia ginocchio è la prima indagine prescritta in caso di dolore articolare o trauma. Permette di evidenziare fratture, artrosi, malformazioni e processi degenerativi. La radiografia piede è indicata in caso di traumi sportivi, distorsioni, sospette fratture o malattie come l’alluce valgo. Anche la radiografia schiena ha grande rilevanza: consente di osservare scoliosi, degenerazioni dei dischi e traumi vertebrali. Specifica per il tratto cervicale è la radiografia cervicale, utile per diagnosticare artrosi cervicale, esiti di colpi di frusta e alterazioni posturali. Infine, la radiografia colonna vertebrale viene eseguita in toto o per segmenti (cervicale, dorsale, lombare) per indagare patologie croniche, scoliosi o traumi.

La radiografia della mano è un esame molto comune in ortopedia e reumatologia: può rivelare fratture, microfratture, artrite e malformazioni congenite. È inoltre utilizzata in pediatria per valutare l’età ossea dei bambini e monitorare lo sviluppo scheletrico.

Come prepararsi per una radiografia

Nella maggior parte dei casi, la radiografia non richiede alcuna preparazione specifica e il paziente può presentarsi liberamente all’appuntamento. È però fondamentale rimuovere oggetti metallici, gioielli, piercing o indumenti con parti metalliche, perché questi elementi potrebbero interferire con la qualità delle immagini. Spesso viene richiesto di indossare un camice monouso per facilitare l’esecuzione dell’esame.

In alcune situazioni particolari, invece, sono necessarie indicazioni specifiche. Quando si devono eseguire radiografie del tratto gastrointestinale, ad esempio, viene talvolta utilizzato un mezzo di contrasto a base di bario o iodio che consente di visualizzare meglio stomaco e intestino. In questi casi al paziente può essere chiesto di presentarsi a digiuno da 6 a 8 ore o di seguire una dieta leggera nei giorni precedenti per ridurre i gas intestinali. Talvolta possono essere prescritti lassativi o farmaci preparatori, a seconda del protocollo stabilito dal medico.

Prima di sottoporsi a una radiografia, è essenziale informare il personale sanitario in caso di gravidanza o anche solo di sospetto. Le radiazioni, pur minime, possono infatti comportare rischi per il feto, soprattutto nelle prime settimane, ed è quindi necessario valutare con attenzione la necessità dell’esame o sostituirlo, quando possibile, con metodiche più sicure come l’ecografia o la risonanza magnetica.


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Come si svolge la radiografia

La radiografia è un esame semplice, rapido e completamente indolore. Dopo essere stato accolto, il paziente viene accompagnato nella sala radiologica e posizionato davanti all’apparecchio. La postura da assumere varia a seconda della parte del corpo da esaminare: può essere in piedi per il torace o gli arti, sdraiato per la colonna o il bacino, oppure seduto per indagini particolari. Il tecnico di radiologia guida la persona passo dopo passo, aiutandola a trovare la posizione più corretta e invitandola a rimanere immobile durante lo scatto, così da ottenere immagini nitide.

In alcuni casi, come durante la radiografia del torace, viene chiesto di trattenere il respiro per qualche secondo, al fine di evitare sfocature e migliorare la visibilità di polmoni e cuore. L’emissione dei raggi dura pochissimi istanti, ma per avere un quadro completo possono essere necessarie più proiezioni da diverse angolazioni. L’intera procedura in genere non dura più di dieci minuti e, una volta conclusa, il paziente può rivestirsi e riprendere immediatamente le normali attività senza alcuna limitazione.

Radiografia: rischi e controindicazioni

La radiografia utilizza una dose molto bassa di radiazioni ionizzanti, considerata sicura e non dannosa per la salute del paziente. Ciò non significa che sia completamente priva di effetti biologici, motivo per cui la prescrizione dell’esame segue sempre il principio della dose minima efficace, che consente di acquisire le informazioni diagnostiche necessarie riducendo al massimo l’esposizione.

In generale, la radiografia non presenta controindicazioni significative, ma esistono situazioni che richiedono una valutazione più attenta. La gravidanza è l’esempio più importante: in questo caso l’esame viene evitato quando possibile, soprattutto nel primo trimestre, e sostituito da tecniche alternative più sicure. Qualora sia inevitabile ricorrere alla radiografia, si utilizzano apposite schermature in piombo per proteggere l’addome e ridurre l’esposizione del feto. Anche nei bambini, che sono più sensibili alle radiazioni, la radiografia viene prescritta solo quando strettamente necessaria, con protocolli studiati per garantire dosi minime.

Cosa si vede con una radiografia

La radiografia si rivela particolarmente utile nello studio delle ossa e delle strutture ad alta densità, ma in alcuni casi fornisce informazioni importanti anche sui tessuti molli. Le sue applicazioni sono molto varie. Una radiografia del torace, ad esempio, permette di osservare polmoni, cuore, diaframma, gabbia toracica e grandi vasi, rendendo possibile individuare polmoniti, versamenti pleurici, tumori o malformazioni. Nell’ambito odontoiatrico, la radiografia dei denti, sia ortopanoramica che endorale, è fondamentale per diagnosticare carie, infezioni, granulomi e malformazioni, oltre che per controllare lo stato di impianti e protesi.

Quando si indagano le articolazioni, la radiografia del ginocchio consente di rilevare fratture, artrosi, traumi e deformità, mentre quella della colonna vertebrale è essenziale per identificare scoliosi, lesioni traumatiche e degenerazioni vertebrali. Anche la regione cervicale viene spesso esaminata con questo metodo, in particolare per valutare problemi posturali, artrosi o conseguenze di traumi come il “colpo di frusta”. La radiografia della mano e del polso, infine, oltre a evidenziare fratture e artriti, ha un ruolo importante in pediatria, perché consente di osservare la crescita ossea e valutare lo sviluppo scheletrico nei bambini.

Interpretazione del referto radiografico

Una volta completato l’esame, le immagini vengono analizzate dal medico radiologo, che redige un referto scritto. Il documento descrive in modo dettagliato le strutture osservate, segnala eventuali anomalie e fornisce un’interpretazione utile al medico curante. I termini tecnici utilizzati possono sembrare complessi o preoccupanti per il paziente, ma devono essere sempre contestualizzati: la presenza di parole come “opacità”, “calcificazione” o “lesione osteolitica” non equivale automaticamente a una diagnosi grave. È quindi fondamentale discutere il referto con lo specialista, che saprà collegarlo alla storia clinica, ai sintomi e agli altri esami disponibili.

Differenze tra radiografia, TAC ed ecografia

La radiografia viene spesso confusa con altre metodiche diagnostiche, ma le differenze sono sostanziali. Rispetto alla tomografia computerizzata, o TAC, la radiografia utilizza radiazioni a dose inferiore e produce immagini bidimensionali, mentre la TAC fornisce ricostruzioni tridimensionali estremamente dettagliate e sezioni millimetriche, utili per indagini complesse di cervello, torace o addome. L’ecografia, invece, non impiega radiazioni ma ultrasuoni, ed è quindi sicura e ripetibile, particolarmente indicata per lo studio dei tessuti molli, degli organi addominali e durante la gravidanza. La risonanza magnetica rappresenta un’altra alternativa: anch’essa non utilizza radiazioni, ma sfrutta campi magnetici e onde radio per ottenere immagini ad altissima definizione del cervello, del midollo spinale e delle articolazioni, sebbene i tempi di esecuzione siano più lunghi e i costi più elevati.

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Dottor Mario Improta

AutoreDottor Mario Improta

Il Dr. Mario Improta è un chirurgo d’urgenza con 9 anni di esperienza clinica ed internazionale.

Laureato in Medicina presso l’Università di Perugia e specializzato in Chirurgia Generale all’Università di Torino con il massimo dei voti, ha maturato competenze avanzate in contesti ospedalieri di eccellenza, arricchite da esperienze internazionali. È un appassionato innovatore in ambito sanitario, dedicandosi alla ricerca di soluzioni digitali che rendano la medicina più accessibile, personalizzata ed etica.

Al di fuori della sala operatoria, trova equilibrio nel surf, nella lettura e nella meditazione, passioni che alimentano il suo approccio umano e riflessivo alla professione. Crede profondamente nella comunicazione empatica come strumento per costruire fiducia e migliorare gli esiti di cura.