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Prendersi cura degli altri: destreggiarsi tra sopraffazione e responsabilità.

~April 29, 2025
7 minuti
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Occuparsi degli altri è un atto di amore e dedizione che coinvolge in profondità, ma che spesso comporta un grande dispendio di energie fisiche, mentali ed emotive. Chi vive questa esperienza ogni giorno può trovarsi a fare i conti con una stanchezza crescente, un senso di solitudine e una costante sensazione di essere sopraffatto. Riconoscere questi segnali, però, non è sempre facile, specialmente quando il senso del dovere prende il sopravvento sulla consapevolezza dei propri limiti.

Viviamo in una società che ci invita costantemente a dimostrarci forti, indipendenti, sempre pronti e presenti. In questo contesto, chiedere aiuto può essere percepito come un segno di debolezza, un fallimento personale. Eppure, è proprio in quel gesto – la richiesta di supporto – che risiede una forma di forza autentica: quella che nasce dal riconoscere i propri limiti e dalla volontà di affrontare la complessità emotiva che caratterizza il ruolo di chi si prende cura di un altro essere umano. Imparare a chiedere aiuto e a utilizzare le risorse a disposizione, sia personali che professionali, è essenziale per non rimanere soli e per riuscire, nel frattempo, a prendersi cura anche di sé stessi.

Empatia e autostima nel sostegno agli altri.

L’empatia è una qualità fondamentale per instaurare relazioni significative. Essa consiste nella capacità di percepire e comprendere le emozioni altrui, immedesimandosi nei loro vissuti. Quando siamo davvero empatici, non solo ascoltiamo l’altro, ma entriamo in sintonia con il suo mondo emotivo, favorendo la creazione di legami autentici e profondi. Questo tipo di connessione rafforza la fiducia reciproca, facilita la comunicazione e crea uno spazio sicuro in cui ci si può sentire accolti e compresi. In particolare nei momenti di difficoltà, l’empatia si trasforma in uno strumento potente per offrire supporto e conforto.

Uno dei pilastri dell’empatia è l’ascolto attivo. Non si tratta solo di sentire ciò che l’altro dice, ma di prestare attenzione con tutti i sensi: alle parole, al tono di voce, alle espressioni del viso e al linguaggio del corpo. A questo si aggiunge la partecipazione emotiva, cioè la capacità di essere presenti nella sofferenza dell’altro senza venirne travolti, mantenendo un equilibrio interiore.

Accanto all’empatia, un ruolo determinante è svolto dall’autostima. Essa rappresenta la percezione che abbiamo di noi stessi, il valore che ci attribuiamo e la fiducia nelle nostre capacità. Avere una buona autostima ci permette di affrontare le sfide della vita con maggiore serenità e resilienza, ma anche di prenderci cura degli altri senza perdere di vista il nostro benessere.

Una sana autostima ci aiuta a stabilire confini chiari, a comunicare in modo efficace e a offrire sostegno senza annullarsi. In definitiva, per essere davvero d'aiuto agli altri, è necessario essere in equilibrio con sé stessi: solo così possiamo offrire un supporto autentico, duraturo e non dannoso per noi.

Stress da caregiver e resilienza familiare.

Prendersi cura di un familiare non autosufficiente è un compito complesso, che richiede una disponibilità costante e una gestione quotidiana di numerosi aspetti pratici ed emotivi. Il caregiver familiare si trova spesso a ricoprire molteplici ruoli: cuoco, assistente, infermiere, coordinatore delle terapie, amministratore delle questioni sanitarie. A tutto questo si sommano le responsabilità della propria vita privata e, spesso, anche di un lavoro retribuito.

Questo carico, quando prolungato nel tempo, può generare una condizione di stress cronico che mina la salute fisica e mentale. Se non riconosciuto e gestito in tempo, può sfociare nella cosiddetta “sindrome del caregiver”, una vera e propria condizione clinica con sintomi simili a quelli della depressione. 

  • sonno disturbato e insonnia;

  • stanchezza fisica;

  • mancanza di appetito;

  • cattivo umore frequente;

  • difficoltà di concentrazione e di memoria;

  • irritabilità;

  • ansia.

La resilienza familiare, ovvero la capacità della famiglia di adattarsi positivamente alle avversità, può fare la differenza nel prevenire queste conseguenze. Coltivare il dialogo, chiedere supporto e condividere il carico assistenziale con altri membri della famiglia o con professionisti può essere fondamentale per non soccombere alla fatica e per garantire un’assistenza più sostenibile nel tempo.

Tra autocura e benessere: consigli pratici per trovare l’equilibrio.

Trovare un equilibrio tra il prendersi cura degli altri e il prendersi cura di sé è un obiettivo fondamentale ma non sempre semplice da raggiungere. Di seguito alcuni consigli che possono aiutare. 

  • Stabilire confini sani nelle relazioni: quando si tratta di stabilire confini sani nelle relazioni, è essenziale identificare e comunicare i propri bisogni in modo chiaro e rispettoso. Questo permette di mantenere uno spazio personale che soddisfi le esigenze individuali e promuova relazioni equilibrate;

  • Identificare e comunicare i propri bisogni: riconoscere e comprendere i propri bisogni è fondamentale per stabilire confini sani nelle relazioni. Questo implica un’auto-riflessione approfondita per capire cosa si desidera e di cosa si ha bisogno all’interno di una relazione. Comunicare apertamente tali bisogni con l’altra persona è altrettanto importante, in quanto promuove una comunicazione chiara e trasparente;

  • Rispettare i propri confini e quelli altrui: una volta identificati e comunicati i propri bisogni, è cruciale rispettare i confini individuali e quelli dell’altra persona. Il rispetto reciproco dei confini favorisce la costruzione di relazioni sane e armoniose, in cui entrambe le parti si sentono ascoltate e comprese;

  • Esprimere gratitudine: prendere qualche istante ogni giorno per riflettere su ciò per cui si è grati può migliorare notevolmente l’umore e l’autostima;

  • Cura del corpo e della mente: dedicare del tempo al benessere fisico e mentale attraverso attività come l’esercizio fisico, la meditazione o la lettura di libri che ispirano e supportano la crescita personale.

  • Praticare la mindfulness: la consapevolezza del momento presente può aiutare a ridurre lo stress e a mantenere la calma nelle situazioni difficili.

A chi chiedere aiuto: reti di supporto emotivo e risorse sanitarie disponibili.

Affrontare le difficoltà emotive e pratiche del caregiving da soli può diventare insostenibile. Per questo è fondamentale sapere che chiedere aiuto non solo è legittimo, ma anche necessario. La richiesta di supporto non è un segno di debolezza, ma un gesto di responsabilità verso sé stessi e verso chi si assiste.

Le possibilità di aiuto sono molteplici. Esistono figure professionali, come psicologi, counselor e assistenti sociali, ma anche gruppi di supporto e associazioni che offrono spazi di ascolto, confronto e accompagnamento. Anche gli amici e i familiari possono diventare punti di riferimento preziosi, purché si tratti di relazioni basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

Creare una rete solida di supporto è essenziale per non sentirsi soli. Questa rete può essere formata da persone vicine o da professionisti, ma il punto centrale è che sia disponibile, accessibile e capace di rispondere ai bisogni reali del caregiver. Mantenere rapporti autentici, in cui ci si sente accolti e compresi, è un elemento chiave per affrontare con maggiore serenità anche i momenti più complessi.

Per le aziende: best practices per sostenere i lavoratori caregiver.

Secondo gli ultimi dati Istat, oltre 12 milioni di italiani si trovano ogni giorno a conciliare l’attività lavorativa con la cura di un familiare non autosufficiente o anziano. Questa realtà, che coinvolge quasi il 40% degli occupati nella fascia tra i 18 e i 64 anni, è destinata ad ampliarsi a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, del ritardo nell’età in cui si diventa genitori e dei cambiamenti sociali che hanno spostato il carico di cura dalla comunità all’individuo.

Per molte persone, il caregiving si aggiunge al lavoro e agli impegni familiari, creando un sovraccarico che può influenzare negativamente la salute e la produttività. Spesso i lavoratori caregiver sono costretti ad assentarsi, a ridurre le ore di lavoro o, nei casi più estremi, a licenziarsi. In particolare, le donne caregiver rappresentano una categoria altamente penalizzata, rinunciando frequentemente alla carriera per occuparsi dei propri cari.

Questa situazione rappresenta una perdita anche per le aziende, che vedono ridursi il potenziale e la disponibilità di dipendenti qualificati. Per rispondere a questa esigenza crescente, molte imprese stanno adottando pratiche e strumenti volti a creare ambienti inclusivi e supportivi per i lavoratori caregiver.

Il welfare aziendale può giocare un ruolo fondamentale. Un piano mirato può includere misure come:

  • Flessibilità oraria e smart working: consentire ai caregiver di gestire gli orari lavorativi in modo flessibile o di lavorare da remoto può ridurre il carico di stress, consentendo una migliore gestione del tempo;

  • Contributi per l’assistenza: alcune aziende offrono voucher per servizi di assistenza domiciliare, sconti su strutture di cura o convenzioni con servizi di supporto;

  • Assistenza psicologica e counseling: mettere a disposizione uno sportello di ascolto o un servizio di consulenza psicologica può aiutare a gestire lo stress e le difficoltà emotive legate alla cura di familiari;

  • Formazione per caregiver: specifici programmi di formazione possono fornire competenze utili per la gestione della cura, supportando i dipendenti anche a livello pratico e informativo;

  • Permessi speciali e congedi retribuiti: oltre ai permessi previsti dalla legge, alcune aziende offrono congedi retribuiti aggiuntivi per le emergenze familiari, dimostrando un approccio empatico, con particolare attenzione alle esigenze del personale.

Anche tramite questi strumenti, un buon piano di welfare aziendale si propone di sostenere il dipendente, traendone effetti positivi anche sulla sua motivazione e senso di appartenenza, e contribuendo alla reputazione aziendale, come datore di lavoro attento al benessere dei propri lavoratori.

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AutoreElty

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