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Dislessia: cos’è, sintomi, cause ed esercizi utili per riconoscerla e affrontarla

~August 19, 2025
6 minuti
dislessia sintomi e cause

I disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) rappresentano una delle condizioni neurobiologiche più diffuse in età evolutiva, interessando circa il 3-5% della popolazione scolastica. Tra questi, la dislessia costituisce la forma più comune e meglio studiata, caratterizzandosi per significative difficoltà nell'acquisizione e nell'automatizzazione delle competenze di lettura. La comprensione approfondita di questa condizione risulta fondamentale non solo per i professionisti sanitari ed educativi, ma anche per famiglie e insegnanti che quotidianamente si confrontano con le sfide che essa comporta.

La casistica clinica evidenzia una notevole variabilità nella presentazione sintomatologica della dislessia, con manifestazioni che possono variare significativamente tra individui diversi e nel corso dello sviluppo. 

Alcuni bambini mostrano difficoltà precoci nell'apprendimento delle lettere e dei loro suoni corrispondenti, mentre altri sviluppano strategie compensatorie che mascherano temporaneamente le difficoltà, rendendo più tardiva l'identificazione del disturbo. La ricerca scientifica ha inoltre dimostrato che la dislessia non rappresenta un deficit intellettivo generale, ma piuttosto una specifica alterazione dei circuiti neurali deputati all'elaborazione del linguaggio scritto.

L'importanza di una corretta identificazione e gestione della dislessia non può essere sottovalutata, considerando l'impatto significativo che questo disturbo può avere sul rendimento scolastico, sull'autostima e sul benessere psicologico del bambino. 

Dislessia: cos'è

La dislessia è definita come un disturbo specifico dell'apprendimento che compromette la capacità di leggere con precisione e/o fluenza, nonostante un'intelligenza nella norma, un'istruzione adeguata e l'assenza di deficit sensoriali primari. Questa definizione, condivisa dalle principali organizzazioni scientifiche internazionali, sottolinea la natura specifica del disturbo, che non deriva da carenze cognitive generali o da inadeguatezza dell'ambiente educativo.

Dal punto di vista neurobiologico, la dislessia è caratterizzata da alterazioni strutturali e funzionali in specifiche aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione del linguaggio. Le neuroimmagini hanno rivelato differenze anatomiche nelle regioni temporo-parietali e occipito-temporali dell'emisfero sinistro, tradizionalmente associate all'elaborazione fonologica e al riconoscimento visivo delle parole. Queste alterazioni sembrano interferire con lo sviluppo normale dei circuiti neurali necessari per l'automatizzazione della lettura.

La classificazione diagnostica attuale distingue la dislessia evolutiva, che si manifesta durante l'apprendimento normale della lettura, dalla dislessia acquisita, conseguente a lesioni cerebrali in individui precedentemente capaci di leggere normalmente. La forma evolutiva, oggetto principale di questa trattazione, presenta caratteristiche eterogenee che hanno portato all'identificazione di diversi sottotipi, ciascuno con specifiche manifestazioni cliniche e possibili meccanismi neurobiologici sottostanti.

I modelli teorici contemporanei classificano la dislessia come un disturbo multi-sfaccettato, in cui possono coesistere difficoltà in diversi domini cognitivi. Il deficit fonologico rappresenta il meccanismo principale più ampiamente riconosciuto, caratterizzato da difficoltà nell'elaborazione dei suoni del linguaggio e nella loro manipolazione consapevole. Tuttavia, ricerche recenti hanno evidenziato il ruolo di altri fattori, inclusi deficit nella velocità di denominazione rapida, nell'attenzione visiva e nella memoria di lavoro.

Dislessia: sintomi

I sintomi della dislessia si manifestano attraverso un ampio spettro di difficoltà che coinvolgono diversi aspetti dell'apprendimento della lettura e, spesso, di altre competenze linguistiche correlate. La presentazione clinica varia considerevolmente in base all'età, al grado di severità del disturbo e alle strategie compensatorie sviluppate dall'individuo.

Nei bambini in età prescolare, i segnali precoci possono includere:

  • ritardo nell'acquisizione del linguaggio parlato

  • difficoltà nella pronuncia di parole complesse

  • scarsa sensibilità alle rime

  • problemi nel ricordare sequenze verbali come filastrocche o giorni della settimana.

  • particolare fatica nell'apprendimento dei nomi delle lettere e dei corrispondenti suoni fonemici, competenze fondamentali per lo sviluppo successivo della lettura.

Durante i primi anni di scolarizzazione, i sintomi diventano più evidenti e specifici. La lettura risulta significativamente più lenta e meno accurata rispetto ai coetanei, con frequenti errori di decodifica che includono sostituzioni di lettere visivamente simili (b/d, p/q), omissioni o aggiunte di lettere, inversioni di sillabe e difficoltà nella lettura di parole non familiari. La comprensione del testo può essere compromessa secondariamente alle difficoltà di decodifica, che richiedono un eccessivo sforzo cognitivo a scapito dell'elaborazione del significato.

Con l'avanzare dell'età scolastica, molti bambini dislessici sviluppano strategie compensatorie che possono mascherare parzialmente le difficoltà di base. Tuttavia, persistono problemi nella fluenza di lettura, che rimane faticosa e lenta, e nella scrittura, spesso caratterizzata da errori ortografici ricorrenti e difficoltà nell'organizzazione del testo. Le materie che richiedono lettura estensiva, come storia e geografia, possono risultare particolarmente problematiche.

I sintomi associati alla dislessia frequentemente includono difficoltà in ambiti correlati al linguaggio scritto. Molti individui presentano disgrafia, caratterizzata da problemi nella scrittura manuale, e disortografia, che si manifesta attraverso errori ortografici persistenti. Possono inoltre emergere difficoltà nella matematica, particolarmente negli aspetti che richiedono elaborazione sequenziale o lettura di problemi verbali.

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Diagnosi e trattamento della dislessia

La diagnosi di dislessia richiede un approccio multidisciplinare e standardizzato che coinvolge diversi professionisti specializzati. Il processo diagnostico deve essere condotto secondo criteri specifici durante le visite condotte da un neuropsichiatra infantile e utilizzando strumenti validati per garantire accuratezza e affidabilità della valutazione.

I criteri diagnostici attuali richiedono la presenza di significative difficoltà nell'apprendimento della lettura che persistono nonostante un'istruzione appropriata. Le difficoltà devono essere sostanzialmente inferiori a quelle attese per l'età cronologica, il livello intellettivo e la scolarità del bambino. 

È inoltre necessario escludere deficit intellettivi generali, disturbi sensoriali primari, disturbi neurologici acquisiti o condizioni di svantaggio socioculturale che possano spiegare le difficoltà osservate.

La valutazione neuropsicologica comprende diverse aree di indagine. La valutazione dell'intelligenza generale attraverso test standardizzati come le Scale Wechsler permette di confermare che le difficoltà di lettura non derivino da un deficit cognitivo globale. Test specifici per la lettura valutano accuratezza, velocità e comprensione attraverso prove di lettura di parole, non-parole e brani di complessità crescente.

L'assessment fonologico rappresenta un componente cruciale, includendo prove di consapevolezza fonologica, denominazione rapida automatizzata e memoria fonologica a breve termine. Questi test permettono di identificare i deficit sottostanti che caratterizzano il profilo neuropsicologico dislessico. La valutazione può inoltre includere test di attenzione, memoria di lavoro e funzioni esecutive per identificare eventuali difficoltà associate.

Il trattamento della dislessia deve essere individualizzato e basato sul profilo specifico di difficoltà identificato durante la valutazione. Gli interventi più efficaci sono quelli che combinano approcci strutturati e multisensoriali, focalizzandosi sul potenziamento delle competenze fonologiche e sull'automatizzazione dei processi di lettura.

I programmi di trattamento fonologico includono attività di consapevolezza fonemica, che insegnano a manipolare consapevolmente i suoni del linguaggio, e training di corrispondenza grafema-fonema per automatizzare il riconoscimento delle lettere e dei loro suoni. Approcci multisensoriali integrano stimolazione visiva, uditiva e cinestesica per rinforzare l'apprendimento attraverso canali multipli.

La riabilitazione della fluenza di lettura utilizza tecniche specifiche come la lettura ripetuta, che migliora l'automaticità attraverso la pratica intensiva di testi familiari, e il modeling fluente, in cui il bambino ascolta modelli di lettura espressiva prima di leggere autonomamente. Software specializzati possono fornire feedback immediato e adattare automaticamente il livello di difficoltà.

Gli strumenti compensativi rappresentano un aspetto fondamentale del trattamento, permettendo agli studenti dislessici di accedere al curriculum scolastico nonostante le persistenti difficoltà. Sintesi vocali, software di riconoscimento vocale, mappe concettuali digitali e calcolatrici parlanti possono significativamente migliorare l'autonomia nell'apprendimento.

Il trattamento deve inoltre considerare gli aspetti emotivi e motivazionali. Interventi di sostegno psicologico possono aiutare a gestire frustrazioni e ansie legate alle difficoltà scolastiche, mentre programmi di potenziamento dell'autostima favoriscono lo sviluppo di una percezione positiva delle proprie competenze.

La collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari è essenziale per il successo del trattamento. I genitori necessitano di informazioni accurate sulla natura del disturbo e su strategie pratiche per supportare l'apprendimento domestico. Gli insegnanti devono essere formati sull'implementazione di metodologie didattiche inclusive e sull'utilizzo appropriato degli strumenti compensativi.

FAQ

La dislessia è ereditaria?

La dislessia presenta una forte componente ereditaria, con un'ereditabilità stimata del 60-70%. I fratelli di bambini dislessici hanno un rischio 3-12 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, mentre i figli di genitori dislessici presentano una probabilità del 40-60% di sviluppare il disturbo. Studi di genetica molecolare hanno identificato geni specifici come DYXC1, DCDC2 e KIAA0319, coinvolti nello sviluppo delle aree cerebrali deputate all'elaborazione del linguaggio scritto.

Come vedono i dislessici?

I dislessici possono presentare alterazioni nell'elaborazione visiva, nonostante un'acuità normale. Ricerche documentano possibili deficit nel sistema magnocellulare, responsabile della percezione del movimento e del controllo oculomotorio. Durante la lettura mostrano fissazioni più lunghe, saccadi più brevi e maggiori regressioni. Alcuni riferiscono fenomeni come instabilità delle lettere o movimento apparente del testo. Il "crowding" visivo, difficoltà nel riconoscere lettere circondate da altri caratteri, può essere più pronunciato.

Dalla dislessia si guarisce?

La dislessia è una condizione neurobiologica permanente; non esiste guarigione completa. Tuttavia, interventi appropriati e tempestivi possono determinare miglioramenti significativi nelle competenze di lettura. La plasticità cerebrale permette lo sviluppo di circuiti compensatori. L'obiettivo terapeutico è sviluppare competenze funzionali e strategie che consentano il raggiungimento del potenziale individuale. La prognosi migliora sensibilmente con diagnosi precoce e trattamenti evidence-based, permettendo spesso il raggiungimento di livelli di lettura adeguati.

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