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Artrosi: segnali da non ignorare e come intervenire

~May 13, 2025
14 minuti
artrosi

L'improvvisa difficoltà nel girare una maniglia, il dolore lancinante al ginocchio che compare al primo passo dopo essersi alzati, lo scricchiolio inquietante della schiena durante un movimento banale. Sono campanelli d'allarme che il nostro corpo fa suonare quando l'artrosi inizia a manifestarsi. Una patologia subdola che colpisce oltre 4 milioni di italiani e rappresenta la più comune malattia articolare cronica degenerativa. Nonostante la sua diffusione, molti ignorano i segnali iniziali, posticipando interventi che potrebbero rallentarne significativamente la progressione. 

L'artrosi non è semplicemente il risultato inevitabile dell'invecchiamento, come molti erroneamente credono. È un processo complesso in cui la cartilagine articolare si deteriora progressivamente, alterando l'intero equilibrio dell'articolazione e provocando cambiamenti anche nell'osso sottostante. Conoscere i segnali precoci e le possibilità terapeutiche significa poter intervenire tempestivamente, preservando mobilità e qualità della vita. In questo approfondimento esploreremo i vari tipi di artrosi, i sintomi da non sottovalutare, i percorsi diagnostici e le opzioni terapeutiche più efficaci, dalle terapie farmacologiche agli approcci non convenzionali.

Le tipologie di artrosi

L'artrosi non colpisce tutte le articolazioni allo stesso modo né si manifesta con le stesse caratteristiche in ogni paziente. Si distinguono diverse forme in base alle articolazioni coinvolte, alle cause scatenanti e ai meccanismi patogenetici.

La forma più diffusa è l'artrosi primaria, detta anche idiopatica, che si sviluppa senza una causa identificabile e tende a colpire prevalentemente mani, colonna vertebrale (in particolare il tratto lombare e cervicale), anche e ginocchia. Tale forma è tipicamente legata all'invecchiamento, ma può manifestarsi anche in soggetti più giovani con predisposizione genetica.

L'artrosi secondaria, invece, è conseguente a fattori identificabili come traumi articolari, malformazioni congenite, malattie metaboliche (diabete, emocromatosi), endocrine (acromegalia, iperparatiroidismo) o altre patologie articolari pregresse.

Esistono poi forme specifiche a seconda dell'articolazione coinvolta. L'artrosi cervicale, ad esempio, coinvolge le vertebre del collo e può causare sintomi che vanno dal semplice dolore locale a manifestazioni neurologiche come parestesie agli arti superiori. La gonartrosi (artrosi del ginocchio) rappresenta una delle forme più invalidanti e frequenti, specialmente negli sportivi e nelle persone in sovrappeso. La coxartrosi (artrosi dell'anca) comporta una significativa riduzione della mobilità e spesso richiede interventi chirurgici di sostituzione protesica. La rizoartrosi colpisce l'articolazione trapezio-metacarpale del pollice, compromettendo seriamente la funzionalità della mano.

In ambito medico si utilizza anche una classificazione radiologica basata sulla scala di Kellgren-Lawrence, che distingue cinque gradi di gravità (da 0 a 4) in base alle alterazioni visibili radiograficamente: dalla normale anatomia articolare (grado 0) alla grave compromissione con riduzione dello spazio articolare, sclerosi ossea e presenza di osteofiti (grado 4).

Differenza tra artrite e artrosi

Una confusione terminologica comune riguarda i termini "artrite" e "artrosi", spesso utilizzati erroneamente come sinonimi. In realtà, si tratta di condizioni patologiche distinte con meccanismi, manifestazioni cliniche e approcci terapeutici differenti.

L'artrite è un processo infiammatorio acuto o cronico che colpisce le articolazioni. Si caratterizza per i tipici segni dell'infiammazione: rossore, calore, gonfiore, dolore e limitazione funzionale. Esistono numerose forme di artrite, tra cui l'artrite reumatoide (malattia autoimmune), l'artrite psoriasica, l'artrite reattiva e l'artrite gottosa. L'infiammazione articolare nell'artrite è principalmente dovuta all'attivazione del sistema immunitario e alla produzione di mediatori dell'infiammazione che danneggiano la membrana sinoviale.

L'artrosi, invece, è una patologia degenerativa cronica caratterizzata dal progressivo deterioramento della cartilagine articolare e da modificazioni reattive dell'osso subcondrale e degli altri tessuti articolari. Sebbene nelle fasi avanzate possa comparire un'infiammazione secondaria (sinovite reattiva), il processo primario è degenerativo, non infiammatorio. L'artrosi si sviluppa tipicamente in modo lento e progressivo, con dolore che tende ad aggravarsi con l'attività fisica e a migliorare con il riposo.

Sul piano clinico, l'artrite tende a manifestarsi con sintomi più acuti e pronunciati, rigidità mattutina prolungata (oltre 30 minuti), possibile coinvolgimento sistemico (febbre, malessere generale, affaticamento) e interessamento simmetrico di più articolazioni. L'artrosi invece presenta tipicamente rigidità mattutina di breve durata (meno di 30 minuti), dolore che peggiora progressivamente durante la giornata e con l'attività fisica, e interessamento asimmetrico delle articolazioni.

Artrosi sintomi

Il quadro sintomatologico dell'artrosi è variegato e dipende dalle articolazioni coinvolte, dallo stadio della malattia e dalle caratteristiche individuali del paziente. I sintomi tendono a svilupparsi gradualmente nell'arco di mesi o anni, con un decorso tipicamente progressivo che alterna fasi di stabilità a episodi di riacutizzazione.

Il sintomo principale è il dolore articolare, inizialmente intermittente e correlato all'uso dell'articolazione, successivamente più costante e presente anche a riposo o durante la notte. Caratteristicamente, il dolore artrosico si accentua con l'attività fisica, migliora con il riposo e tende a riacutizzarsi con i cambiamenti climatici, particolarmente con l'umidità e il freddo.

La rigidità articolare rappresenta un altro sintomo cardine, tipicamente più intensa al mattino o dopo periodi di inattività (rigidità da avvio), ma di breve durata (generalmente meno di 30 minuti). Con il progredire della malattia, si assiste a una progressiva limitazione funzionale dell'articolazione, con riduzione dell'ampiezza dei movimenti e comparsa di scrosci articolari o crepitii durante il movimento.

Nelle fasi più avanzate possono manifestarsi deformità articolari visibili, come i noduli di Heberden (a carico delle articolazioni interfalangee distali delle dita) e i noduli di Bouchard (a livello delle articolazioni interfalangee prossimali), tipici dell'artrosi delle mani.

Sintomi neurologici dell'artrosi

Oltre ai sintomi articolari classici, l'artrosi può determinare manifestazioni neurologiche, particolarmente quando coinvolge la colonna vertebrale. Questi sintomi derivano dalla compressione di strutture nervose da parte di osteofiti (escrescenze ossee) o ernie discali secondarie al processo artrosico.

Nell'artrosi cervicale, la compressione delle radici nervose può causare cervicobrachialgia, con dolore irradiato lungo il braccio seguendo il territorio di distribuzione del nervo interessato, parestesie (formicolii, sensazione di intorpidimento), disestesie (alterazioni della sensibilità) e, nei casi più gravi, deficit di forza agli arti superiori. La compressione midollare cervicale può determinare sintomi più severi come disturbi della deambulazione, alterazioni della sensibilità agli arti inferiori e disfunzioni sfinteriche.

Nell'artrosi lombare, la stenosi del canale vertebrale e/o la compressione radicolare possono provocare lombosciatalgia o lombocruralgia, con dolore irradiato agli arti inferiori, accompagnato da parestesie, alterazioni della sensibilità e, nei casi più severi, deficit motori. Un quadro particolare è rappresentato dalla claudicatio neurogena, caratterizzata da dolore, pesantezza e debolezza agli arti inferiori che insorgono durante la deambulazione e si risolvono con il riposo, specialmente con la flessione del tronco in avanti.

Più raramente, l'artrosi può determinare fenomeni compressivi su strutture vascolari (come nell'artrosi cervicale che interessa l'arteria vertebrale) con conseguenti sintomi di insufficienza vertebro-basilare: vertigini, disturbi dell'equilibrio, alterazioni visive, acufeni e, occasionalmente, sincopi.

Sintomi non neurologici dell'artrosi

I sintomi non neurologici dell'artrosi sono rappresentati primariamente da manifestazioni articolari e periaricolari:

  • Tumefazione articolare: dovuta all'accumulo di liquido sinoviale (idrarto) o all'ispessimento della capsula articolare

  • Crepitii articolari: rumori percepibili durante il movimento articolare, causati dallo sfregamento delle superfici articolari irregolari

  • Diminuzione della mobilità articolare: progressiva limitazione dell'escursione articolare dovuta a modificazioni strutturali e al dolore

  • Deformità articolari: alterazioni dell'allineamento normale dell'articolazione, particolarmente evidenti nelle mani e nelle ginocchia

  • Instabilità articolare: sensazione di cedimento dell'articolazione, specialmente evidente nel ginocchio

  • Atrofia muscolare: riduzione della massa muscolare nei distretti circostanti l'articolazione affetta, secondaria al disuso e a meccanismi neurogeni

Nelle fasi avanzate della malattia, questi sintomi possono determinare significative limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane, con impatto rilevante sulla qualità della vita. Attività come salire le scale, alzarsi da una sedia, aprire un barattolo o scrivere possono diventare difficoltose o impossibili, conducendo a vari gradi di disabilità.


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La diagnosi di artrosi

Un processo diagnostico accurato è fondamentale per impostare un piano terapeutico efficace. La diagnosi di artrosi si basa su un approccio multifattoriale che include la valutazione clinica, le indagini strumentali e, in alcuni casi, esami di laboratorio.

Il primo passo è rappresentato da un'attenta anamnesi, che consente di raccogliere informazioni su sintomi, fattori scatenanti, modalità di insorgenza, andamento temporale e impatto funzionale. L'esame obiettivo permette di valutare segni di infiammazione, deformità, limitazioni dei movimenti, instabilità articolare e atrofia muscolare.

Ma artrosi chi la cura? Il medico di medicina generale rappresenta spesso il primo contatto, ma la gestione ottimale richiede l'intervento dello specialista reumatologo, ortopedico o fisiatra, a seconda delle manifestazioni predominanti e della fase di malattia. Nei casi complessi o con coinvolgimento neurologico significativo, può essere necessaria anche la consulenza neurologica.

Le indagini strumentali più utilizzate includono la radiografia convenzionale, che rappresenta ancora oggi l'esame di prima linea per la diagnosi e la stadiazione. I segni radiografici tipici dell'artrosi comprendono:

  • Restringimento dello spazio articolare

  • Formazione di osteofiti marginali

  • Sclerosi dell'osso subcondrale

  • Formazione di cisti subcondrali

  • Deformità dei profili articolari

La risonanza magnetica (RM) offre una migliore definizione dei tessuti molli, consentendo di valutare lo stato della cartilagine, la presenza di lesioni meniscali o legamentose, edema osseo midollare e sinovite. La tomografia computerizzata (TC) può essere utile per una migliore definizione delle alterazioni ossee, mentre l'ecografia è particolarmente indicata per la valutazione dei tessuti molli periarticolari e della presenza di versamento articolare.

Gli esami di laboratorio hanno un ruolo limitato nella diagnosi di artrosi, servendo principalmente a escludere altre patologie articolari. I parametri infiammatori come VES (velocità di eritrosedimentazione) e PCR (proteina C reattiva) sono tipicamente normali o solo lievemente alterati nell'artrosi, a differenza di quanto avviene nelle artriti infiammatorie. Il concetto di "artrosi ves e pcr" è importante proprio per la differenziazione diagnostica: valori significativamente elevati di questi marcatori orientano maggiormente verso patologie infiammatorie articolari piuttosto che verso un'artrosi pura.

Artrosi, le cure

L'approccio terapeutico all'artrosi deve essere multimodale e personalizzato, integrando interventi farmacologici, non farmacologici e, quando necessario, chirurgici. L'obiettivo primario è il controllo del dolore, il miglioramento della funzionalità articolare e il rallentamento della progressione.

Le terapie non farmacologiche rappresentano la base del trattamento e includono:

  • Educazione del paziente su natura e gestione della malattia

  • Controllo del peso corporeo

  • Esercizio fisico regolare, mirato a rafforzare la muscolatura e migliorare la mobilità articolare

  • Fisioterapia e terapia occupazionale

  • Utilizzo di ausili (bastoni, plantari, tutori) quando necessario

Nei casi avanzati, con significativa compromissione funzionale e dolore refrattario alle terapie conservative, può essere indicato il trattamento chirurgico. Le opzioni includono procedure artroscopiche (debridement, lavaggio articolare), osteotomie correttive per riallineare l'asse articolare e, nelle fasi più avanzate, sostituzione protesica dell'articolazione.

Artrosi alimentazione

L'alimentazione svolge un ruolo significativo nella gestione dell'artrosi, sia indirettamente attraverso il controllo del peso corporeo, che direttamente mediante effetti anti-infiammatori e condroprotettivi.

Una dieta equilibrata e anti-infiammatoria dovrebbe includere:

  • Abbondanza di frutta e verdura, ricche di antiossidanti e composti anti-infiammatori

  • Acidi grassi omega-3, presenti nel pesce azzurro, nelle noci e nei semi di lino, per il loro effetto anti-infiammatorio

  • Spezie come curcuma e zenzero, che contengono composti con proprietà anti-infiammatorie

  • Alimenti ricchi di vitamina C, importante per la sintesi del collagene

  • Alimenti contenenti vitamina D e calcio per la salute ossea

È consigliabile ridurre il consumo di:

  • Zuccheri raffinati e carboidrati ad alto indice glicemico, che possono aumentare l'infiammazione

  • Grassi saturi e trans, presenti in carni grasse, insaccati e prodotti industriali

  • Cibi processati, spesso ricchi di additivi e conservanti

  • Alcol, che può interferire con il metabolismo osseo e aumentare l'infiammazione

Alcuni studi suggeriscono che specifici alimenti possano influenzare negativamente l'artrosi in soggetti sensibili. Tra questi, i vegetali della famiglia delle solanacee (pomodori, peperoni, melanzane, patate) che contengono solanina, e gli alimenti ricchi di purine (frattaglie, carne rossa, crostacei) che aumentano i livelli di acido urico.

L'integrazione con specifici nutrienti può essere considerata in casi selezionati:

  • Collagene idrolizzato

  • Metilsulfonilmetano (MSM)

  • Curcumina in forma biodisponibile

  • Boswellia serrata

È importante sottolineare che l'approccio alimentare deve essere personalizzato e integrato con le altre strategie terapeutiche, sotto supervisione medica.

Esercizi per artrosi alle mani

L'artrosi delle mani comporta significative limitazioni funzionali che impattano sulle attività quotidiane. Un programma di esercizi specifici può contribuire a migliorare la mobilità, la forza e a ridurre il dolore.

Gli esercizi dovrebbero essere eseguiti quotidianamente, preferibilmente dopo aver applicato calore locale per rilassare la muscolatura e aumentare la flessibilità articolare:

  1. Movimenti di flesso-estensione delle dita: partendo con le dita estese, piegare lentamente formando un pugno, quindi riaprire completamente. Ripetere 10-15 volte.

  2. Opposizione del pollice: toccare sequenzialmente con la punta del pollice la punta di ciascun dito della stessa mano, partendo dall'indice fino al mignolo e viceversa. Ripetere 5-10 volte per mano.

  3. Stretching del pollice: estendere delicatamente il pollice verso l'esterno e mantenerlo in tensione per 15-30 secondi, quindi rilasciare. Ripetere 3-5 volte per mano.

  4. Esercizi di presa: utilizzare una piccola pallina di gomma morbida o di spugna, stringendola e rilasciandola lentamente. Ripetere 10-15 volte per mano.

  5. Movimenti di circonduzione del polso: con le dita rilassate, ruotare lentamente il polso in senso orario per 5-10 volte, quindi in senso antiorario per altre 5-10 volte.

  6. Flessione e estensione assistita del polso: appoggiare l'avambraccio su un tavolo con la mano oltre il bordo, piegare il polso verso il basso e poi verso l'alto aiutandosi con l'altra mano per aumentare dolcemente l'escursione. Mantenere ciascuna posizione per 10-15 secondi.

  7. Movimenti di abduzione-adduzione delle dita: con la mano appoggiata su un piano, allargare e avvicinare le dita mantenendole dritte. Ripetere 10-15 volte.

Questi esercizi devono essere eseguiti con movimenti lenti e controllati, evitando di provocare dolore intenso. Un leggero fastidio è accettabile, ma se compare dolore significativo è necessario interrompere l'esercizio e rivalutare la tecnica o l'intensità.

L'uso di piccoli ausili come elastici a resistenza molto leggera, palline di varie consistenze o materiali malleabili (come argilla terapeutica o pasta modellabile) può rendere gli esercizi più efficaci e vari.

È consigliabile eseguire questi esercizi sotto la supervisione iniziale di un fisioterapista, che potrà personalizzare il programma in base alle specifiche esigenze e limitazioni individuali.

Artrosi magnetoterapia

La magnetoterapia rappresenta una delle terapie fisiche utilizzate nel trattamento dell'artrosi. Si basa sull'applicazione di campi magnetici a bassa frequenza che interagiscono con i tessuti biologici, determinando effetti terapeutici.

I principali meccanismi d'azione proposti per la magnetoterapia nell'artrosi includono:

  • Effetto antinfiammatorio e antiedemigeno

  • Incremento della microcircolazione locale

  • Stimolazione del metabolismo cellulare

  • Effetto analgesico mediato dal rilascio di endorfine

  • Promozione dei processi riparativi tissutali

  • Azione modulatrice sul metabolismo del calcio osseo

I dispositivi per magnetoterapia generano campi magnetici pulsati a bassa frequenza (tipicamente tra 5 e 100 Hz) che vengono applicati sulla zona interessata mediante solenoidi o placche. Le sessioni di trattamento durano generalmente da 30 a 60 minuti e vengono eseguite quotidianamente o a giorni alterni per cicli di 15-30 sedute.

Le evidenze scientifiche sull'efficacia della magnetoterapia nell'artrosi sono contrastanti. Alcune revisioni sistematiche e meta-analisi suggeriscono un beneficio moderato in termini di riduzione del dolore e miglioramento funzionale, particolarmente nell'artrosi del ginocchio, mentre altri studi mostrano risultati più incerti.

I vantaggi della magnetoterapia includono la non invasività, l'assenza di effetti collaterali significativi e la possibilità di utilizzo domiciliare con apparecchi portatili. Le controindicazioni principali riguardano la presenza di dispositivi elettronici impiantabili (come pacemaker o defibrillatori), gravidanza, neoplasie attive e processi infettivi in fase acuta.

È importante sottolineare che la magnetoterapia dovrebbe essere considerata come parte di un approccio terapeutico multimodale e non come trattamento isolato. La decisione di utilizzare questa terapia dovrebbe essere presa in accordo con il medico curante, considerando il quadro clinico complessivo e le eventuali controindicazioni.

FAQ

Come sfiammare l'artrosi?

Il controllo dell'infiammazione articolare nell'artrosi rappresenta un obiettivo terapeutico fondamentale per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. Diverse strategie possono essere adottate:

Interventi non farmacologici:

  • Riposo funzionale dell'articolazione nella fase acuta, evitando sovraccarichi

  • Applicazione di ghiaccio per 15-20 minuti più volte al giorno nelle fasi di riacutizzazione

  • Evitare movimenti che provocano dolore intenso

  • Controllo del peso corporeo per ridurre lo stress sulle articolazioni portanti

  • Utilizzo di ausili (bastoni, tutori) per ridurre il carico articolare

Terapie farmacologiche:

  • Farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) topici, che presentano minori effetti collaterali sistemici e possono essere utilizzati nelle fasi acute

  • FANS orali per brevi periodi nelle riacutizzazioni moderate-severe, sempre sotto controllo medico considerati i potenziali effetti avversi

  • Paracetamolo, che pur non avendo significativa azione anti-infiammatoria, può contribuire al controllo del dolore

  • Iniezioni intra-articolari di corticosteroidi in casi selezionati, per controllare rapidamente fasi infiammatorie acute

Integratori e approcci naturali:

  • Curcumina ad alta biodisponibilità, che ha dimostrato proprietà anti-infiammatorie

  • Omega-3 ad alto dosaggio, che possono modulare la risposta infiammatoria

  • Estratto di zenzero, con azione anti-infiammatoria supportata da alcuni studi

  • Boswellia serrata, che inibisce la 5-lipossigenasi coinvolta nei processi infiammatori

È fondamentale ricordare che qualsiasi approccio deve essere personalizzato e concordato con il medico, evitando l'automedicazione prolungata, particolarmente con i FANS, che possono comportare effetti collaterali significativi a livello gastrointestinale, renale e cardiovascolare.

Per l'artrosi è meglio il caldo o il freddo?

La scelta tra applicazione di caldo o freddo nell'artrosi dipende dalla fase della malattia, dal tipo di sintomatologia prevalente e dalla risposta individuale del paziente.

Il freddo (crioterapia) è particolarmente indicato nelle fasi di riacutizzazione caratterizzate da segni infiammatori evidenti come gonfiore, calore e rossore articolare. L'applicazione di ghiaccio, per 15-20 minuti ogni 2-3 ore, determina:

  • Vasocostrizione con riduzione dell'edema

  • Diminuzione della conduzione nervosa con effetto analgesico

  • Riduzione del metabolismo cellulare e della liberazione di mediatori dell'infiammazione

  • Riduzione della temperatura tissutale con effetto antinfiammatorio

Il caldo (termoterapia) è invece preferibile nelle fasi croniche o subacute, quando prevalgono rigidità e contrattura muscolare. L'applicazione di calore, per 20-30 minuti, produce:

  • Vasodilatazione con aumento della circolazione locale

  • Rilassamento muscolare

  • Aumento dell'elasticità del tessuto connettivo

  • Effetto analgesico mediato dal rilascio di endorfine e dalla modulazione del gate control del dolore

Molti pazienti trovano beneficio alternando caldo e freddo (contrasto termico), con cicli di applicazione di 3-5 minuti di caldo seguiti da 1 minuto di freddo, ripetuti 3-5 volte e terminando con il caldo.

È importante osservare alcune precauzioni:

  • Evitare l'applicazione diretta di ghiaccio sulla pelle (utilizzare un asciugamano sottile)

  • Non applicare calore in presenza di infiammazione acuta

  • Prestare particolare attenzione in caso di alterazioni della sensibilità, problemi circolatori o zone con lesioni cutanee

  • Interrompere l'applicazione se compare dolore intenso o irritazione cutanea

La risposta al caldo e al freddo è soggettiva, pertanto è consigliabile che il paziente sperimenti entrambi gli approcci per identificare quello più efficace nel proprio caso specifico.

L'artrosi può regredire con interventi naturali?

L'artrosi è una patologia degenerativa della cartilagine articolare e, una volta instaurata, le alterazioni strutturali non sono completamente reversibili. Tuttavia, gli interventi naturali possono contribuire significativamente a rallentare la progressione, ridurre i sintomi e migliorare la funzionalità articolare.


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