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Genitori-lavoratori multitasking: consigli pratici per evitare il burnout genitoriale.

~February 27, 2025
6 minuti
genitori lavoratori

Secondo lo psicologo Urie Bronfenbrenner (“La Teoria dei Sistemi Ecologici dello Sviluppo Umano”, 1979) la persona si muove all’interno di un sistema dove i diversi mondi che attraversa (famiglia, lavoro, scuola, amicizie…) si influenzano a vicenda e concorrono, nei loro intrecci, al suo buon equilibrio psicofisico. 

Risulta di conseguenza importante comprendere come le varie collettività possano permettere ai bambini di crescere in famiglie adeguate, non nonostante, ma anche grazie al lavoro di entrambi i genitori. Il problema non è stabilire l’impatto sulla vita dei bambini di un genitore lavoratore, ma piuttosto capire come attivare politiche family friendly che possano sostenere la crescita dei bambini e anche i genitori nella vita lavorativa e familiare, per fare in modo che questi ultimi non rimangano schiacciati dal peso del doppio lavoro e finiscano nel cosiddetto burnout genitoriale.  

Sembra che ormai ci si sia rassegnati ad uno straordinario vissuto come ordinario, dando per scontato che in qualche modo si riesca a tenere tutto in equilibrio e che il semplice smart working possa essere la soluzione a tutto. 

Le politiche family friendly sono principalmente due: bilanciare le esigenze lavorative e familiari senza sfociare nella semplice accettazione che la famiglia porti con sé delle ‘normali difficoltà di organizzazione’; creare all’interno delle diverse comunità sociali dinamiche di coeducazione, dove la fatica dell’educare sia condivisa tra più soggetti adulti, senza che ciò implichi il disconoscimento delle responsabilità genitoriali. 

La situazione italiana in numeri.

Il dibattito sul lavoro si sta spostando dalla flessibilità e work-life balance ai temi della denatalità e del sostegno alle famiglie. Con sempre meno nascite, il rischio di una società e di un mercato del lavoro insostenibile cresce, rendendo necessarie iniziative pubbliche e private per supportare i genitori lavoratori.

Le aziende devono creare ambienti di lavoro più inclusivi, mentre le istituzioni stanno già adottando misure a favore, in particolare, delle madri lavoratrici.

Da uno studio ADP Research Institute del 2024 sui lavoratori e sulle lavoratrici con figli in Italia risulta che:

  • Il 50% si aspetta un aumento in busta paga nel prossimo anno;

  • Solo il 12% starebbe pensando di passare a un part time (il 17% tra chi ha figli da 1 a 5 anni);

  • Il 43% vorrebbe più sostegno psicologico all’interno dell’azienda;

  • Nei prossimi 5 anni, il 21% dei genitori lavoratori spera nella piena flessibilità, mentre il 19% non disdegnerebbe la settimana lavorativa di 4 giorni;

  • Il 40% dei genitori lamenta un mancato avanzamento di carriera, percentuale che scende al 30% tra i non genitori;

  • Tra le cause di insoddisfazione, il 43% lamenta di non avere avuto nessun aumento in busta paga a fronte del maggiore carico di lavoro, percentuale che sale al 51% per chi ha figli da 5 a 10 anni.

Cos’è il burnout genitoriale e come evitarlo.

Il burnout genitoriale è una condizione di estrema stanchezza legata al prendersi cura dei figli, che può portare a distacco emotivo e dubbio sulle proprie capacità genitoriali. Questo fenomeno è particolarmente accentuato quando le richieste superano le risorse disponibili, come accade durante periodi di emergenza in cui i genitori devono gestire molteplici compiti senza pause.

Secondo gli studi (Mikolajczak e Roskam, 2018), il burnout genitoriale si manifesta attraverso tre aspetti principali:

  • Esaurimento emotivo;

  • Distacco emotivo (senza però "disumanizzare" i figli);

  • Mancanza di realizzazione personale (sensazione di inefficacia nel ruolo genitoriale).

Questi elementi sono simili al burnout lavorativo, ma con un impatto specifico sulla relazione genitore-figlio

L’equilibrio tra gli affetti e i doveri - tra il lavoro e la famiglia - è una chimera: non esiste. O meglio, si può trovare ma sarà sempre in costante evoluzione e cambiamento perché i ruoli e le priorità possono evolversi nel tempo. Ci sono comunque delle strategie evergreen che vengono in soccorso:

  • Aiutanti quotidiani. Non sottovalutare l’ausilio di un'agenda in cui inserire tutti gli appuntamenti professionali e privati, nonché gli eventi all'asilo o a scuola. Le app per la famiglia sono adatte sia per organizzare in modo semplice gli appuntamenti;

  • Avere un piano di emergenza. Il bambino ha la febbre durante la notte o le lezioni scolastiche vengono improvvisamente cancellate? Può fare comodo predisporre un piano di emergenza a cui ricorrere in situazioni difficili;

  • Lavoro di squadra in famiglia. Dividere equamente i lavori domestici. Equo può essere dividere tutto 50:50 o fare tutto insieme. Un'altra opzione è che ognuno si occupi di ciò per cui è un po’ più portato;

  • Dire “no” più spesso. Se ogni tanto tutto diventa “troppo”, è bene imparare sentirsi  in colpa a dire di no a un invito, preferendo una pausa per ricaricare le batterie;

  • Supportarsi a vicenda. Fare squadra con altri genitori quando possibile, ad esempio per i servizi di accompagnamento a scuola e alle partite di calcio;

  • Organizzare il tempo di qualità: pianificare un tempo familiare consapevole e pensare insieme a come organizzare questo tempo familiare in modo positivo;

  • Salute dei genitori. Non trascurare la propria salute mentale, concedersi dei piccoli time-out per rilassarsi. Se ci si sente sopraffatti per un lungo periodo di tempo, considerare l’idea di consultare un medico. 

Genitori-lavoratori: la prospettiva lato azienda. 

Entrare nel mondo della genitorialità sul lavoro comporta sfide burocratiche e difficoltà nell’accesso alle informazioni su diritti e benefici, come fringe benefit, bonus nido e congedo parentale. La mancanza di consapevolezza su questi temi aumenta le pressioni sui genitori, influenzando la loro serenità e produttività. Le "great resignation" dimostrano che le aziende devono affrontare seriamente queste questioni per garantire la loro crescita e sopravvivenza.

L'importanza di un adeguato sostegno genitoriale in azienda, con un accesso completo ed immediato alle informazioni burocratiche e legislative diventa evidente e assicura vantaggi sia all’azienda sia ai collaboratori e sia alle collaboratrici. A partire da piccoli, grandi, importanti passi:

  • Riumanizzare il modo in cui pensiamo al lavoro: spesso i neo-genitori si sentono ‘tagliati fuori’ da parte dei propri colleghi e dell’azienda (“ha due figli a cui pensare, non lo/a coinvolgo in questo progetto impegnativo!”). Riumanizzare significa mettere al centro la persona e il suo benessere, affinché produttività e qualità della vita possano andare di pari passo;

  • Bilanciare la dimensione personale e professionale: non significa per forza dividere in ugual misura le ore da dedicare all'una e all'altra attività. Va riconosciuto che ogni persona, a seconda dell'età e delle esigenze specifiche del momento, avrà un equilibrio che reputa corretto;

  • Orario flessibile: offrono la possibilità di variare l’orario di inizio e di fine e vivere il lavoro senza vincoli spaziali e temporali;

  • La banca delle ore: una specie di “conto virtuale” dove depositare ore lavorative extra per poterle poi recuperare nei momenti di bisogno;

  • Congedo parentale: le aziende possono scegliere di estenderlo, ad esempio per incrementare i giorni di congedo di paternità al fine di riequilibrare il carico di cura tra i generi. Una ricerca McKinsey ha dimostrato come la scelta di utilizzare i congedi di paternità aiuti anche a colmare il gender gap;

  • Welfare aziendale: offrire servizi di consulenza, spazi di ascolto e confronto, borse di studio, asili nido aziendali, supporto psicologico;

  • Formazione: non smettere di investire sui genitori e sulla loro crescita professionale, ad esempio con programmi che creino consapevolezza sulle nuove competenze acquisite durante la genitorialità o nella vita privata.

La famiglia è una fonte di gioia e arricchimento, ma conciliarla con le sfide lavorative può essere complesso, soprattutto senza adeguati supporti e politiche aziendali mirate. Una buona soluzione chiama in causa le organizzazioni che potrebbero provvedere a offrire ai genitori-lavoratori servizi di welfare aziendale, come quelli proposti da Elty. 

AutoreElty

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